Le Guide di Foggia Reporter: Vico del Gargano
Vico del Gargano – Odore di femminielli e fave attraversano vicoli medievali, mentre si ode d’un tratto lo schiocco di un bacio.
Vico del Gargano, la “città sana” dell’amore. La genuinità di un paese dal cuore roccioso, scalanato, dal disegno armonico di tetti rossi intervallati a comignoli, campanili, trappeti e scalinate medievali. L’aria frizzantina di Vico del Gargano lascia respirare la primavera tutto l’anno.
Il paesaggio mediterraneo, annesso alle tradizioni affascinanti ed armoniose della sua cultura, fa sì che Vico del Gargano si annoveri tra i Borghi più belli d’Italia.
L’originalità degli usi e costumi legati alla religione e all’amore, la Messa Pazza di Pasqua o San Valentino, il patrono agghindato a festa da ghirlande agrumate lungo i vicoli del Rione Civita, all’ombra della cupola della Collegiata dell’Assunta, fino a ritrovarsi nello strettissimo Vicolo del Bacio, luogo passionale di storie contorte sorte sotto il profumo di zagare ed alberi di fico, al puro riflesso di fonti d’acqua sorgiva.
Questa è l’atmosfera suggestiva e maliziosa di Vico del Gargano, dal XII secolo dominata dallo scenario normanno, che ne ufficializzò i suoi natali con un imponente Castello e tanto di cinta muraria costituita ancora oggi da almeno venti torri di guardia. “Terra e Casale“, testimonianza di architettura feudale, si offrono all’ospitalità in un particolare albergo diffuso firmato Gae Aulenti in una cornice fedele e suggestiva: un progetto di riqualificazione urbana che celebra il Medioevo in onore dell’identità di Vico del Gargano, in cui s’incastona anche un forte credo religioso, tipico delle comunità montane del Gargano, per la presenza di Matrice e San Pietro sul Monte Tabor. In queste location, confinanti con la Foresta Umbra, il trekking è di casa e si presta bene sia per la scoperta delle orchidee garganiche sia degli insediamenti rupestri paleocristiani. Su Monte Pucci e Tabor, infatti, si identificano due siti su 27 ipogei in cui trovarono sepoltura le comunità locali tra IV e VII secolo d.C.
Nella parte bassa della città, invece, il territorio s’intreccia con la storia del popolo in spazi sotterranei, in cui domina il lavoro agricolo e pastorale. Fave e cacio ricotta sono gli ingredienti principe della cucina monacesca, dimostrando come il lavoro agricolo fosse alla base di tutto. Trappeto Maratea, testimonianza fisica su come animali e uomini lavorassero a stretto contatto la molitura delle olive, offre degustazioni e mostre pomologiche degne di nota, a cui si affianca la prelibatezza dei femminielli del Gargano. Piatto afrodisiaco? La paposcia, ovvio!
Tuttavia, oltre agli uomini, anche dalle donne garganiche nasce una forte espressione artistica che non si esplica solo nell’arte della pasta fatta in casa in onore di orecchiette e cav’cione, ma nelle creazioni tessili realizzate con la tecnica sopraffina del ricamo in oro, lana e lino. Ornamenti preziosi, realizzati in dono d’amore.
Fonte: Biscotti, A., “Vico del Gargano, città di San Valentino: guida al territorio : San Menaio, Calenella, Foresta Umbra”, Esseditrice, 2017.
Correin, C., Gallo, P., “Gli ipogei sepolcrali di Monte Pucci”, Leone, 1962.
Correin, C., Gallo, P., “La necropoli dell’età del ferro di Monte Tabor”, Società Cooperativa Tipografica, 1972.