Le Guide di Foggia Reporter: Trinitapoli

Trinitapoli – Vasti prati di calendula cingono un agro ricco di bianchi tetti spioventi su contrade.
Al margine della Capitanata, in terra di BAT, Trinitapoli si adagia sulla pianura del basso Tavoliere delle Puglie in un fazzoletto di terra tra le Saline e l’Ofanto.
Immergersi nella natura incontaminata è molto allettante, soprattutto se si tratta di 4000 ha di terra costellata di torrette birdwatching e piste ciclabili sorvegliate da fantastici fenicotteri.
Così la zona umida dà il benvenuto alle porte di Trinitapoli, il Casale della Trinità, antica chiesa dipendente dall’Abbazia garganica di Monte Sacro, intorno alla quale nel lontano 1186 sorse una borgata rurale.

Sui tratturi sono vi sono ancora i segni che conducevano al casale, soprattutto durante le migrazioni stagionali di armenti e pastori abruzzesi.
È evidente che questa civiltà agropastorale lasciò a Trinitapoli una forte impronta, tant’è che alcuni pastori decisero proprio di stabilirne dimora.
Trinitapoli fu così chiamata solo nel 1863, prima di allora fu un crogiolo di etnie e civiltà ammaliate da Casaltrinità.
Ogni casa ingiallita dal sole omologa le vie, apparentemente tutte uguali, tranne a Piazza Umberto I, in cui rosoni neoclassici e il cupolone della Colleggiata, Chiesa Matrice dedicata al patrono Santo Stefano, si spingono così in alto a voler testimoniare il forte credo religioso della sua gente.

Trinitapoli, un feudo meridionale gestito da nobili famiglie balcaniche dal ‘400 al ‘700, ha ancora in sé un forte fascino medievale materializzato nei reperti esposti a Palazzo dell’Ottocento e nelle icone bizantine di San Giuseppe, Sant’Anna e del Santuario di Loreto in mostra durante le processioni notturne del Legno Santo al venerdì di Pasqua, o nelle testimonianze di potere temporale dei Cavalieri di Malta nel Palazzo del Commendatore.
Nella fitta rete di stradine e fosse granarie, il profumo di carciofi in frittata verde e gialla, cavallo di battaglia nella cucina locale, conduce ai campi di grano, sede di tesori nascosti.

Sotto di sé, si custodisce la civiltà degli ipogei del Parco Archeologico di Salapia, una delle necropoli dell’Età del Bronzo più importanti d’Italia.
L’ipogeismo nella roccia calcarea ha restituito a questa terra i costumi dei sacrifici rituali di semina e raccolto in templi sotterranei e la ricchezza di gioielli ed armi provenienti da duecento sepolture.
Nel raccordo tra terra e mare, le acque policrome illuminano da sempre Trinitapoli che oggi come allora attrae per la sua autenticità nei tratti di un borgo semplice e rurale.
Fonte: Vincitorio, M., “Memorie storiche di Trinitapoli”, Atesa, 1904.
Di Biase, P., “TRinitapoli nella civiltà del tavoliere”, Scheda Editore, 1987.
Di Biase, P., “La madonna di Loreto. Origine e attualità del culto laureatano a Trinitapoli”, Volume 1 di Santi, Cafagna Editore, 2011.