Piccoli Comuni: alla Camera dei Deputati la sfida per invertire l’emorragia dei territori marginali
L'iniziativa dell'on. Nadia Romeo e del coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni è stata l'occasione per presentare la proposta di legge sulla "Legislazione differenziata".

ROMA – Si è tenuta questo pomeriggio, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, la conferenza stampa promossa dall’onorevole Nadia Romeo, che ha voluto fortemente portare al centro dell’agenda politica nazionale il dramma dei piccoli Comuni italiani, sempre più stretti tra tagli indiscriminati, mancanza di risorse economiche e desertificazione demografica.
Nel ruolo di padrona di casa, l’on. Romeo ha aperto i lavori accogliendo i rappresentanti del Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani e numerosi amministratori locali, sottolineando l’urgenza di una nuova stagione legislativa capace di valorizzare le autonomie locali e ridare voce a territori spesso esclusi dai grandi processi decisionali.
Durante la conferenza, il Sindaco di Gaiba, Nicola Zanca, ha illustrato con grande lucidità le difficoltà quotidiane di chi guida un piccolo Comune, denunciando l’impossibilità di amministrare con tagli finanziari così profondi, l’assenza cronica di personale e di risorse strutturali. Zanca ha proposto una soluzione immediata e concreta: riutilizzare i fondi del PNRR non spesi da altri enti per finanziare direttamente i piccoli Comuni, spesso lasciati ai margini dei grandi programmi strategici, ma in prima linea nella tenuta del tessuto sociale.
A portare la voce dei Comuni di medie dimensioni è stata Elena Gubetti, sindaca di Cerveteri, che ha evidenziato come anche città con qualche migliaio di abitanti stiano affrontando crescenti difficoltà operative, causate dalla scarsità di risorse e dalla complessità amministrativa. Tuttavia, ha sottolineato che una buona amministrazione, affiancata da idee innovative e progetti comunitari, può contribuire a migliorare concretamente la qualità della vita, anche nei contesti più sfidanti.
Alessandro Gisoldi, intervenuto in rappresentanza del Coordinamento, ha posto l’attenzione sulla necessità di una legislazione differenziata per i piccoli Comuni, che riconosca la loro specificità territoriale e sociale, proponendo una serie di misure urgenti per invertire la rotta dello spopolamento e della marginalità. Tra le proposte avanzate, l’attivazione di strumenti normativi che favoriscano il ripopolamento attraverso l’accoglienza diffusa e programmata, il rientro degli oriundi italiani, la valorizzazione del patrimonio edilizio dismesso e l’adozione di politiche sperimentali in ambito fiscale, demografico e sociale, grazie alla creazione di veri e propri “Comuni laboratorio”.
A chiudere i lavori è stato il portavoce del Coordinamento, Virgilio Caivano, che ha tracciato un quadro critico ma lucido sul futuro dei piccoli Comuni, denunciando quella che ha definito una vera e propria “eutanasia istituzionale” in atto nei confronti dei territori più fragili del Paese. Caivano ha messo in evidenza il fallimento del PNRR, non per l’impianto teorico del piano, ma perché sono mancati i due pilastri fondamentali: la coesione sociale e il riequilibrio territoriale. Senza questi, ogni investimento rischia di aumentare le disuguaglianze anziché sanarle. Da qui l’appello al Governo e al Parlamento affinché si avvii una fase nuova, che preveda investimenti mirati, normative specifiche e una visione strategica che metta i piccoli Comuni al centro di un nuovo patto nazionale.
Il Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani, promotore dell’iniziativa, ha ribadito che senza un impegno strutturale per salvare le piccole realtà locali, l’Italia rischia di perdere la sua identità, la sua memoria, la sua coesione. Non chiediamo privilegi – ha dichiarato Caivano – ma strumenti adeguati per poter continuare a esistere. I piccoli Comuni non sono un peso per la Repubblica, ma una risorsa strategica da cui può partire il rilancio di un Paese più giusto, più coeso, più vivo.