Le Guide di Foggia Reporter: Roseto Valfortore
Roseto Valfortore – Il bosco è vasto incanto di mistero.. intonava un’antica canzone che echeggiava tra le stréttole di questo paese fino giù ai mulini ad acqua.
Sin dal Medioevo sul fiume Fortore si affaccia un piccolo borgo noto dal 1800 come Roseto Valfortore. Prima di quel momento, il suo nome composito si riferiva solo al rosetum, “giardino” di rose spontanee, distese sul dolce profilo montuoso del Subappennino Daunio Settentrionale dove nel 752 d.C. Liutprando, il duca longobardo, con il termine Rosito decretò libertà al figlio Liupergo e a Cunda, la sua schiava.
Ma anche i Bizantini decisero di stanziarne dimora: sorse così una fortezza di grandi dimensioni, la quale garantiva lo sguardo verso i confini e l’intera omonima vallata.
I Monti Dauni rappresentano un territorio che non si smentisce: castelli, mura e posizioni strategiche alludono al grande fascino subito da Svevi, Angioini ed Aragonesi. La storia di Roseto Valfortore, infatti, segue fedelmente quella delle realtà vicine, anche se la sua facies si rivela ben diversa.
Ciò che la contraddistingue in tutto il circondario dei Monti Dauni sono le stréttole, delle vie strettissime che si diramano dalla strada principale del centro storico, quella che, tra i palazzi gentilizi, la Cattedrale e la Torre del Palazzo marchesale, conduceva un tempo alle antiche porte della città.
Tuttavia, la sua bellezza non è racchiusa solo all’interno delle mura in quanto a valle il paesaggio si costella di boschi ed imponenti mulini ad acqua, architetture rurali oggi sintomo di una cultura contadina ben radicata e da sempre fedele al Fortore.
Non a caso Roseto Valfortore si annovera al sistema della Comunità Ospitali dei Monti Dauni e tra i Borghi più Belli d’Italia, poiché la sua diversità paesaggistica e naturalistica caratterizza un ambiente di elevato pregio.
A partire dall’Osservatorio di Ecologia Appenninica, è possibile esplorare la fauna e la flora autoctona attraverso sezioni scientifiche e didattiche focalizzate sulla scoperta di uno degli abitanti di questo luogo più potenti in natura: il lupo.
Invece, proprio nei mulini ad acqua, in maggior numero recentemente restaurati e dunque visitabili, si ubica il Museo d’Arte Antica che offre l’esposizione di un racconto etnografico molto dettagliato ed interamente dedicato alla vita tipica dei contadini del luogo tra folklore popolare e fede religiosa.
Ed è da qui che si scoprono le risorse naturali di Roseto Valfortore, che avendo una tradizione agricola ben radicata, offre alimenti rari e pregiati. Uno dei primi esempi è il tartufo, uncinato e bianchetto, condimento prediletto se assaporato con il miele o i cecatédde, seppur quest’ultimi siano meglio apprezzati con le tanne checuzze e peperenòle. Roseto Valfortore, un borgo buono e bello.
Fonte: Marcantonio, M., “La superstizione nell’alta valle del Fortore”, Casa del sacro Cuore, 1968.