Covid, chiusure locali alle 18. Lo sfogo dei ristoratori foggiani: “Tanto vale chiudere tutto per un mese”
Foggia – La nuova ondata di contagi causata dal Covid, fortemente anticipata dagli esperti nei precedenti mesi, è purtroppo giunta. I casi aumentano senza sosta e tra la poca disponibilità delle terapie intensive e le persone che muoiono a causa del virus, il sistema sanitario sta avendo serie difficoltà, di nuovo, a gestire il tutto. Il nostro governo ha dovuto perciò necessariamente agire per fronteggiare al meglio tutta questa situazione. Ed è così che si è giunti alla firma Dpcm il 24 Ottobre.
In quest’ultimo viene decretato lo stop alle 18 per bar e ristoranti (anche la domenica e i giorni festivi), stop anche a palestre, piscine, teatri, cinema, impianti sciistici e sale giochi. Dalle materne alle medie la scuola resta in presenza, invece alle superiori didattica a distanza fino al 75% e i centri commerciali potranno aprire nel weekend.
Scelte abbastanza rigide e anche piuttosto comprensibili data la grave situazione di emergenza, allo stesso tempo però non aiutano affatto i lavoratori che durante l’estate o comunque poco prima di questi mesi hanno fatto investimenti o hanno vissuto nella speranza di poter ritornare piano piano a guadagni dignitosi.
Infatti il nuovo Dpcm, nonostante le promesse e, successivamente a varie proteste anche piuttosto violente, la firma di un decreto ristori a favore delle attività dei settori più colpiti, è stato oggetto di accese polemiche.
Noi abbiamo voluto comprendere da vicino come i titolari delle suddette attività stiano affrontando questa situazione e lo abbiamo chiesto a Luigia Coluccelli, titolare del ristorante Rolandò, situato in Via Dante, una delle zone più frequentate in città che dichiara: “Abbiamo dovuto scegliere di fare una chiusura totale visto che il nostro ristorante ha sempre avuto una storia di cena serale, sin da quando abbiamo aperto un anno fa.
Per me sarebbe inutile rimodulare l’organizzazione della mia attività con un’apertura a pranzo poiché sarebbe un ulteriore investimento di prova che molto probabilmente sarebbe favorevole solo per una minima fetta di lavoratori della zona che usufruirebbero del servizio a pranzo appunto.
In più sono anche dubbiosa sul fatto che questi ultimi possano essere frequentatori assidui o perlomeno numerosi dato che al momento la gente è spaventata e lascia attività che si svolgono a chiuso come la mia sempre più vuote. In conclusione, date tutte queste motivazione, non credo sia conveniente per me investire ulteriormente senza alcuna certezza”.
Durante tutta l’estate i titolari dei ristoranti della zona avevano anche pensato di rendere più bella l’esperienza di passeggiare o sostare lì “installando luci, sensibilizzando le persone a indossare i dispositivi di protezione attaccando manifesti nelle vicinanze dei locali della zona e favorendo il consumo all’esterno”.
Luigia però riesce a guardare oltre e dichiara che il Dpcm attuale di Conte dovrebbe essere ancora più restrittivo così da poter arrivare a “una chiusura totale perché con l’attuale chiusura alle 18 di bar e ristoranti sono morte anche tutte le altre attività commerciali, tanto vale chiudere tutto per un mese così anche da rallentare la crescita dei contagi e soprattutto favorire un’adeguata assistenza sanitaria e una riorganizzazione generale della convivenza col virus durante questa pandemia, cosa che non c’è proprio stata data la situazione in cui viviamo”.
Ora più che mai è quindi necessario aiutarci tra noi concittadini e comportarci di conseguenza per non distruggere le poche situazioni che arricchiscono la nostra città. Da dove potremmo iniziare a farlo? “Dal valorizzare le nostre strade e investire di più sulla nostra città”.