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Le Guide di Foggia Reporter: Faeto

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Faeto – Lo sgorgare delle acque, il suono degli uccelli nel silenzio dei boschi. Benvenuti!

Una realtà d’altri tempi, il cui prestigio idraulico del torrente Le Cesi al  cunnùtte, l’ingresso di Faeto, accoglie sorgenti spontanee, che garantiscono tutt’oggi l’affluenza di acqua minerale dalle proprietà curative e diuretiche che tutti possono bere.

Fontana Sciurtone, dei Coppi, Piscero e San Vito s’incastonano in un luogo sempre fresco e ameno, che rievoca ancora il clima semplice e puro di una comunità agro-pastorale ancora molto legata agli usi e costumi del proprio lavoro tanto da esserne da secoli uno stile di vita.

Sorgenti del bosco di Faeto – Ph. Credit: Visit Monti Dauni

Tutti conosceranno il Bosco Difesa, una delle più importanti aree sui Monti Dauni in quanto riconosciuto come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) grazie al suo pregiato sistema naturalistico.

Oltre ai faggi, solo sul Monte Cornacchia è possibile avvistare rose canine, primule, bucaneve, anemoni ed orchidee ai piedi di aceri, olmi, tigli e sorbi che fanno da ombra a lupi, ghiri e picchi.

Un’oasi naturalistica amata da grandi e piccini per la presenza dell’Orto Botanico, idealmente attrezzato da percorsi ed aree pic nic. Quante pasquette si possono trascorrere qui!

La magica natura del Bosco di Faeto – Ph. Credit: Borghi Autentici

Questo viaggio in un paese raccolto come Faeto ci svela anche l’identità della di una delle comunità del Subappennino Daunio Meridionale legate ai buoni costumi e che, oltre a mantenere il forte legame con il territorio, conserva da ben sette secoli la propria lingua: il franco-provenzale.

Esatto! Non un dialetto, i faetani parlano ancora il francese di 800 anni fa, persistendo alle antiche contaminazioni italiane e alle odierni inglesismi.
Passando per la Casa del Capitano, nei pressi del centro storico, il Monastero di Santa Maria, la Chiesa Madre e il Convento di San Salvatore, sembra di ritornare ai tempi di Re Manfredi e a Corradino di Svevia (c.a. 1240), quando Faeto era riconosciuto in una borgata ricca di faggeti, sede in cui, nel 1269, con ormai al potere Carlo I d’Angiò, si stanziarono i soldati provenzali di Fajeto, appunto, insieme alla sua lingua.

Ogni anno, l’Associazione LEM-Italia (Lingue d’Europa e del Mediterraneo) e la Renaissance Française organizzano riunioni e convegni per lo studio, l’approfondimento e la valorizzazione nel recupero della lingua, oltre che della cultura francoprovenzale, prevedendo corsi certificati in lingua madre e scambi interculturali.

Vicolo di Casa del Capitano – Ph. Credit: Wildraftlim_0

E’ bene ricordare che si sta parlando anche del paese del maiale nero, da cui derivano la pizza unta, con pezzi di sugna uniti all’impasto di pane cotto in pietra.

Le papille gustative fanno festa per il prosciutto firmato Moreno, se insieme si abbina la strazzat del Forno Sabatino, un pane a cancellate per diversa lavorazione, cotto ad alta temperatura. 

La panificazione di Faeto – Ph. Credit: Eccellenze Monti Dauni

Ed è così che appuntamento fisso sia la Féte de lu cajùnne, sagra del maiale di ogni prima domenica di febbraio, in omaggio al maiale, qui simbolo dell’abbondanza.

Una tradizione che si esegue tra i mesi più freddi dell’anno, dicembre e febbraio, periodo in cui sin dall’antichità si gelano le carni per evitare che marciscano, assaporando già qualche piatto di suffrì e panùnte, una pietanza a base di carne condita con peperoni sott’aceto e patate.

E siccome “..del maiale non si butta via nulla”, durante questo rito, sono ripercorse tutte le fasi della mattanza, compresa l’epilazione dell’animale in pubblico.

A questo punto, per trascorrere del tempo in relax e nella natura, ripercorrendo le strade della storia, Faeto non rimane che una delle mete più adatte.

Fonte: pp. 639-643, Ruffino, G., “Dialettologia, geolinguistica, sociolinguistica”, 1995.
pp. 13-14, “Qui Touring”, Touring Club Italiano, 1998.

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