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Le Guide di Foggia Reporter: Deliceto

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Deliceto – Il paese delle orchidee selvatiche vissuto da potenti e reali. Deliceto e il suo castello dominano sulla valle del Carapellotto in eco di un centro antichissimo sorto in mezzo ad un mondo bucolico e fiabesco fatto di boschi, mulini a vento, neviere ed orchidee selvatiche.
Ilicetum, la chiamavano gli antichi, una cittadina contesa da tutti e sempre scissa tra abitanti ed invasori, a partire dai Bizantini, che al seguito della caduta dell’Impero Romano, tra le scorribande dei Longobardi, si stanziarono nelle grotte del rione Pesco sull’Elceto, lo sperone su cui dall’XI secolo si affaccia il meraviglioso castello normanno.

Castello militare di Deliceto – Ph. Credit: Mazinga G_Drone experience

Poco distante da qui, la Chiesa Matrice di San Salvatore della Cappella della miracolosa Madonna dell’Olmitello, punto nevralgico dei Longobardi.
Tuttavia, furono i Normanni a garantire a Deliceto l’aurea imponente delle sue gesta; non solo per la realizzazione della fortezza, ma anche per il ruolo predominante che all’epoca Deliceto aveva su tutta la contea della Puglia.
Un’importanza che si concretizzò soprattutto con gli Aragonesi, poiché divenne marchesato di Antonio Piccolomini, nipote di Papa Pio II. S’immagini lo sfarzo del dominio spagnolo, che plasmò la Deliceto che tutti conoscono.

Convento Madre della Consolazione

Lungo la trama a scacchiera del centro storico, Palazzo Piccolomini, la Chiesa gotica dell’Annunziata, la stazione de La Cavallerizza che fecero di questa zona una delle più prestigiose della cittadina con tanto di Convento della Consolazione ai piedi della porta urbana.
Anche in questo caso, però, vi fu una borgata divisa in due, poiché più su a nord, tra gli alti colli, fuori dalla corte fatta di feudatari e demani, si stanziò la colonia albanese istituendo al fianco di un ospedale il rito ortodosso della Cappell’ r’ la Maronn’ r’ lu Rit (Madonna di Loreto), circondata dal Bosco Macchione tra orchidee selvatiche e zafferano.

Fiori di zafferano – Ph. Credit: Svegliarsi nei Borghi

Nonostante il fisco trasformò  Deliceto in città borbonica, la mancanza di eredi nella famiglia Bartirotti lasciò all’Unità d’Italia le terre feudali e scrigni ecclesiastici come la preziosa Cappella di Sant’Antonio Abate.  
Qui, le passeggiate si trasformano in escursioni incantevoli dove oltre ai colori della natura, vi sono i profumi degli antichi casolari e dei rifugi dei pastori che tra saporiti formaggi stagionati e saporiti piatti a base di maiale nero, riportano a momenti di convivialità daunia per eccellenza.

Fonte: Nazzaro, R., “Ricordi degli usi e costumi dell’antica Deliceto”, Youcanprint, 2013.

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