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“Io odio John Updike” di Tedoldi incanta Foggia: la presentazione alla libreria Ubik

Ieri, con la sua aria bukowskiana e la sua schiettezza, alla libreria Ubik di Foggia, lo scrittore romano Giordano Tedoldi ha presentato il suo libro Io odio John Updike, pubblicato già nel 2006 dalla casa editrice Fazi, edito poi da minimum fax.

Io odio John Updike ha meritato un “ripescaggio”, anche se il suo stesso autore, da severo critico di se stesso ed esigente lettore, dichiara: «Non so se io, non essendo me stesso, mi leggerei, anzi, sono sicuro che non mi leggerei».

Il libro è popolato da personaggi misteriosi, a tratti inquietanti, è immerso in atmosfere noir, quasi fantascientifiche, è una polveriera carica di esplosivo che ha rivelato le capacità di un autore unico, non lontano dall’immagine del creatore di Twin Peaks, David Lynch, famoso per le sue sequenze surrealiste, oniriche e angosciose. E’ un libro estremamente contemporaneo ma nello stesso tempo diverso dall’idea che abbiamo del “contemporaneo” pensato come qualcosa che ci tocca da vicino per temi sociali che viviamo quotidianamente, questo libro non si fa portavoce di problematiche sociali, ma è molto contemporaneo perché descrive i nodi psicologici che formano la personalità dei protagonisti, e la personalità è alla base del nostro modo di vivere e di comportarci nella realtà.

I personaggi di queste storie vivono in una sorta di limbo, tra la fine dei vent’anni e l’inizio della vita adulta, vivono costantemente in bilico su un precipizio, ritrovandosi smarriti a fare i conti con chi li circonda e con se stessi, mentre sono sul punto di sprofondare. Non vivono, però, questo smarrimento in modo lagnoso e vittimistico, non denunciano la società e le istituzioni, non danno la colpa a terzi, scavano, piuttosto, in se stessi.

Sono storie che presentano personaggi con i quali, apparentemente, non verrebbe tanta voglia di scambiare due chiacchiere: tutti si difendono dagli altri e da se stessi, sostituiscono i rapporti umani con oggetti come macchine, alberghi di lusso, corsi di scrittura e persino la settimana enigmistica può essere utile a procurare una momentanea sensazione di felicità, un appagamento transitorio. Ciò che trascina il lettore nelle pagine di queste storie è il continuo tentativo da parte dei protagonisti di superare i limiti e di inseguire quel caos che ognuno ha dentro, un mondo fatto di emozioni, amori e istinti primordiali.

I protagonisti tedoldiani vivono il presente, ma un presente degenerato, che viene prima respinto e poi riabbracciato, vivono in una dimensione spaziale futuristica, un mondo assurdo, paradossale, non hanno nessun rispetto per ciò che li circonda, Roma, la città eterna, con la sua storia e le sue bellezze, ai loro occhi è solo un misero fondale che deve rispondere alle loro esigenze drammaturgiche e ubbidire alle loro illusioni. Tedoldi li descrive come “personaggi che deformano la realtà, e che quindi deformano inevitabilmente spazio e tempo”. Bisogna pensare a questi racconti come racconti intimi, spettrali, storie di vagabondi, disadattati, che si ritrovano intrappolati nella loro disperata ricerca di affetto, in un labirinto dell’orrore, in una strada senza fine, in cui è facile perdersi.

Annarita Correra

Mi chiamo Annarita Correra, ho 28 anni, sono una giornalista pubblicista, una copywriter, content creator e cantastorie. Credo che la bellezza salverà il mondo e per questo la cerco e la inseguo nella mia terra, la più bella del mondo. L’amore per la letteratura mi ha portato a conseguire la laurea triennale in Lettere Moderne e quella magistrale in Filologia Moderna. Ho collaborato con riviste online culturali, raccontando con interviste e reportage le bellezze pugliesi. La mia avventura con Foggia Reporter é iniziata cinque anni fa. Da due anni curo la linea editoriale del giornale, cercando di raccontare la città e la sua provincia in modo inedito, dando voce e spazio alla cultura e alle nostre radici. Scrivo e creo contenuti digitali, gestisco la pagina Instagram del giornale raccogliendo e raccontando le immagini più belle delle nostra terra.

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