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Stress e infertilità maschile: esiste un rapporto diretto?

Il dibattito sulle cause dell’infertilità maschile è in continua evoluzione: le ipotesi al vaglio da parte della comunità scientifica sono molteplici, specie a fronte di un numero sempre maggiore di casi riscontrato su scala globale e, in particolar modo, nei Paesi più avanzati a livello industriale e tecnologico.

Attualmente si stima che i problemi legati alla riproduzione interessino circa 180 milioni di persone in tutto il mondo e una percentuale compresa tra il 10 e il 15% (o tra il 15 e il 20% nei Paesi sviluppati) delle coppie che desiderano mettere al mondo un figlio. Tra gli uomini, invece, la quota corrisponde all’incirca al 7%.

Non solo: si è scoperto che la qualità del seme è scesa drasticamente nel corso degli ultimi decenni. Sempre più spesso, infatti, la produzione di spermatozoi appare compromessa sia a livello quantitativo, sia anche sotto altri punti di vista come la motilità, la vitalità, la morfologia e le caratteristiche genetiche.

Ma da cosa dipende questo fenomeno? Analizziamo le ipotesi ritenute più valide.

Stile di vita e infertilità: qual è la correlazione?

Oggigiorno l’attenzione dei ricercatori è rivolta non soltanto verso quelle patologie che influiscono negativamente sul funzionamento dell’apparato riproduttivo maschile – una tra tutte: il varicocele, ma anche infezioni batteriche, tumori, malattie veneree (es. sifilide, gonorrea), disturbi ormonali e via di seguito – quanto in generale sullo stile di vita tenuto da ciascun paziente.

A tal proposito, si è visto che le cattive scelte alimentari, il fumo, il consumo di alcolici e sostanze stupefacenti, la sedentarietà e, soprattutto, lo stress abbiano un impatto diretto sulla salute, anche per ciò che riguarda la fertilità.

Tutti questi fattori, infatti, vanno ad intaccare la produzione di spermatozoi – e, con essa, la qualità del seme – dando luogo ad una serie di problematiche:

  • Oligospermia →  Numero di spermatozoi inferiore rispetto ai valori ottimali.
  • Azoospermia → Assenza di spermatozoi nel liquido seminale.
  • Astenospermia → Riduzione della motilità degli spermatozoi.
  • Teratozoospermia → Spermatozoi dalla morfologia anomala.

È possibile valutare la qualità del seme, escludendo così eventuali anomalie, attraverso l’analisi – che prende il nome di spermiogramma – di un campione prelevato a distanza di almeno due giorni dall’ultimo rapporto sessuale.

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Gestire bene lo stress: perché è importante?

La società contemporanea espone l’individuo a numerose fonti di stress: dai ritmi di lavoro difficilmente sostenibili alle difficoltà a livello economico, dagli impegni burocratici alle incombenze familiari. A ciò si aggiungono la pressione esercitata da parenti, amici e colleghi e, non ultimo, il confronto con le vite apparentemente perfette esibite sui social. Insomma, il peso da sopportare è davvero ingente!

Entrando nel dettaglio, gli effetti dello stress sulla fertilità maschile riguardano:

  • Alterazioni ormonali → Si riscontra, a tal proposito, una produzione limitata dell’ormone luteinizzante (LH) e di testosterone, con conseguente riduzione sia della spermatogenesi, sia della qualità stessa del seme.
  • Cortisolo → Se l’esposizione allo stress è continua e prolungata nel tempo, l’organismo si prepara ad affrontare tale condizione attraverso una maggiore produzione di cortisolo, detto anche “ormone dello stress”, il quale va ad attaccare le cellule preposte alla genesi degli spermatozoi.
  • Disfunzione erettile → Lo stress ha un effetto nefasto sul corpo e sulla psiche, che può tradursi nello sviluppo di depressione, disturbi del sonno, affaticamento generale, ipertensione e, non ultima, disfunzione erettile, rendendo così ancora più difficile il raggiungimento della gravidanza.

Imparare a gestire lo stress è complicato, ma non impossibile. A seconda dei casi, può essere necessario il supporto di un professionista – ossia uno psicoterapeuta – per alleviare i sintomi e ritrovare la propria serenità.

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