Economia

Scrittori e mondo dell’editoria: quando aprire una partita Iva

Dato l’incontestabile boom subito dall’editoria, grazie a nuove tecnologie e nuovi canali di distribuzione digitale, molti autori e potenziali autori si chiedono se siano tenuti ad aprire partita Iva e, più in generale, quale inquadramento fiscale sono tenuti a darsi per rispettare le regole.

Vi sono, in effetti, situazioni che esigono per un autore l’apertura della partita Iva e altre nelle quali è del tutto superfluo. Distinguere e orientarsi richiede di entrare nel merito dell’attività professionale effettivamente svolta dall’autore.

Quando è realmente necessaria la partita Iva


Premesso che l’inquadramento con apertura della partita Iva può comportare un aggravio non trascurabile per l’autore, va detto che la decisione dipende da fattori ben precisi.

La legge italiana prevede che chi svolge attività su base continuativa e abituale, è tenuto ad aprire partita Iva. Di conseguenza, se un autore pratica attività professionale, come consulente o professionista qualificato, e pubblica libri sulla sua materia di competenza, dovrà necessariamente dotarsi di partita Iva; non tanto per via del suo lavoro di autore di libri, quanto in forza dell’attività continuativa rappresentata dal lavoro di consulenza e prestazione professionale.

In casi simili a quello appena delineato, tutti i pagamenti ricevuti ed emessi devono essere accompagnati dall’indicazione della partita Iva. In questi casi può tornare molto utile affidarsi a servizi di verifica partita Iva, come quelli presenti su iCribis, ad esempio, al fine di reperire i dati di un’impresa; sia per il pagamento delle tasse, sia per avere contezza e conferma di informazioni fondamentali, quali: denominazione attività, titolare o legale rappresentante, natura giuridica, sede legale, etc.

Da quanto appena esposto, può già trasparire che per un autore, tuttavia, dotarsi di partita Iva può essere del tutto superfluo.

A un autore di libri serve la partita Iva?


Considerato quanto premesso, la necessità di aprire partita Iva non sembra affatto legata all’attività tipica svolta da un autore di libri. Soprattutto, in considerazione dei rapporti professionali che in genere si instaurano tra autore e casa editrice. Rapporti che non richiedono affatto l’uso di una partita Iva.

Infatti, se un autore si limita a scrivere uno o anche più libri per farli pubblicare da una casa editrice, per ricevere i diritti d’autore previsti dalla legge e dal contratto stipulato tra le due parti, non è assolutamente necessario dotarsi di partita Iva. Questo perché l’editore che gira i pagamenti previsti da contratto, funge da sostituto d’imposta dell’autore. Il che vuol dire che vi applicherà la ritenuta d’acconto del 20% e vi fornirà annualmente del CUD grazie al quale potrete provvedere alla vostra dichiarazione dei redditi da persona fisica, senza quindi alcuna necessità di aprire partita Iva.

Redazione

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