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Gli antichi riti del Santuario dell’Incoronata

Come da millenni dal principio del secolo XI, per ininterrotta e sempre più viva tradizione il sabato dell’ultimo di aprile lo storico santuario dell’Incoronata per chiudersi poi la prima domenica di giugno.

All’apertura del Santuario si sono sempre svolte le consuetudini solenni caratteristiche cerimonie e particolarmente quella della vestizione della Madonna e della Cavalcata degli Angeli. La prima ha luogo il mercoledì, la seconda il pomeriggio del venerdì con un largo intervento di fedeli della provincia, di quella di Bari, Potenza e Matera.

La cavalcata è caratterizzata da un suggestivo corteo in doppia fila, bardati e coperti da drappi e penne montati da bambini vestiti da Angeli e da Santi. Predomina San Michele con la spada fiammeggiante.

La “Cavalcata” tra la folla commossa percorre tre giri intorno al fabbricato del santuario che è situato a circa otto chilometri da Foggia, nel bosco dove si rinvenne una statua miracolosa su di una quercia che tuttora è venerata da numerosi pellegrini, che partivano anche da paesi lontani con tutti i mezzi, che fino agli anni ’60 da traini infiorati e coperti di tendoni multicolori, da automezzi o a piedi percorrendo molti chilometri in gruppi, preceduti dalla Croce e recitando Rosari e Litanie.

Il grande fervore religioso ha guidato sempre le turbe nei disagi del lungo ed estenuando viaggio. E tutti prima di entrare nel Tempio, compiono cantando lodi alla Madonna, i tre tradizionali giri intorno al Santuario.

Una volta, invece, quando i pellegrini, arrivavano al ponte sul Cervaro, usavano togliersi i calzari e percorrere gli ultimi due chilometri a piedi nudi. Era un gesto d’umiltà fatto nel ricordo di Mosè a cui sul monte Oreb il Signore comandò “togliti i sandali perché il suolo che calpesti è terra santa”. Ora quest’usanza, non c’è più. Ѐ rimasto appunto, il triplice giro che ogni pellegrino compie intorno al Santuario dell’Incoronata prima di entrarvi.

Ѐ un ulteriore atto di omaggio alla Vergine Celeste, quasi un’anticamera, prima di chiedere umilmente il permesso di essere ammessi al cospetto della Regina del Cielo.
Tra le usanze religiose sopravvissute è da ricordare anche la benedizione dell’olio che ogni pellegrino riceve; come l’olio dell’umile Strazzacappa, significa la fede, la speranza e la santa carità.

Il pastore Strazzacappa che vide con “stupore” i suoi buoi inginocchiarsi come in adorazione, ai piedi della quercia, guardò in alto e scorse, tra i rami dell’albero, una statua di legno scuro, raffigurante la Madonna dell’Incoronata con il bambino Gesù. Subito prese la caldarella di rame che portava con sé, gli versò dell’olio e, appesa ad un ramo della quercia a guisa di lampada, l’accese in onore della Madonna.

Quell’olio durò mirabilmente per molti anni senza che se ne rifondesse altro. Francesco Gentile, autore di pubblicazioni sulla storia, sulle tradizioni della daunia ed in particolare del nostro capoluogo nella collana dei “Quaderni Turistici” inserì un pregevole e interessante opuscolo dedicato al Santuario dell’Incoronata.

A cura di Ettore Braglia

Redazione

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