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Pulizia profonda della base di una protesi capillare: tecniche, prodotti e accorgimenti

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Chi porta una protesi capillare sa che la manutenzione regolare non è solo una questione estetica: è una condizione necessaria per garantire durata, comfort e igiene. Tra le operazioni più delicate c’è la pulizia profonda della base, cioè quella parte della protesi che entra in contatto diretto con la cute e con gli adesivi. È qui che, con il tempo, si accumulano residui di colla o tape, sebo e impurità che compromettono l’adesione e, se trascurati, possono causare irritazioni cutanee o cattivi odori. Come riporta anche Hair Again, azienda specializzata in protesi per capelli da uomo, una manutenzione accurata è la chiave per mantenere prestazioni e comfort nel tempo.

Molti portatori pensano che basti il normale lavaggio dei capelli del sistema, ma non è così. Il lavaggio rimuove lo sporco superficiale, mentre la pulizia profonda serve a ripristinare la base e a mantenerla efficiente nel tempo. In genere, i produttori consigliano di lavare le fibre ogni sei-otto utilizzi, ma la base andrebbe pulita ogni volta che si nota una tenuta ridotta o un film appiccicoso lungo i bordi. Non è una regola rigida: chi suda molto o usa adesivi più forti potrebbe dover intervenire più spesso.

Un altro motivo per cui questa fase è così importante riguarda la salute della pelle. Una base non pulita a fondo può favorire piccole lesioni o irritazioni, soprattutto se durante la rimozione si esercita troppa forza o si usano solventi inadeguati. Le cosiddette MARSI (Medical Adhesive-Related Skin Injuries) sono lesioni da adesivo cutaneo: si manifestano con arrossamento, bruciore o piccole abrasioni e si prevengono con una pulizia e una rimozione delicate, senza mai strappare la protesi.

Conoscere la base per scegliere il metodo giusto

Non tutte le basi reagiscono allo stesso modo ai solventi o alla manipolazione. Le basi in lace (pizzo) sono leggere, traspiranti e molto naturali, ma estremamente delicate: la maglia sottile può sfilacciarsi facilmente e i nodi del capello si possono allentare. Le basi in poliuretano (chiamate anche “skin”) sono invece più robuste e semplici da maneggiare, ma temono il contatto prolungato con i solventi e l’esposizione al calore. Le basi miste o ibride, infine, combinano le due tecnologie e richiedono un approccio differenziato: la parte in lace va trattata con estrema delicatezza, quella in PU può essere pulita in modo più deciso.

Sapere con quale materiale si ha a che fare è quindi il primo passo per non danneggiare il sistema. È l’equilibrio tra naturalezza e resistenza che determina il metodo di pulizia più appropriato.

Preparare gli strumenti e le condizioni giuste

Prima di iniziare, è bene organizzare l’ambiente di lavoro. Servono pochi strumenti, ma scelti con cura: un panno in microfibra, pinzette a punta smussa per rimuovere residui, una ciotola o vaschetta per l’ammollo, carta assorbente, shampoo delicato e un remover skin-safe, cioè formulato per l’uso cutaneo. L’acqua deve essere tiepida, mai calda, e l’area di lavoro ben illuminata e stabile.

Evita qualunque utensile rigido o appuntito: lame, raschietti o unghie possono danneggiare la base. Anche il calore diretto è da bandire: phon e piastre alterano le fibre e deformano il poliuretano. Se la cute è irritata o presenta microlesioni, non utilizzare solventi a base alcolica: su pelle integra l’etanolo è sicuro, ma su cute lesa può peggiorare la situazione. I remover specifici per protesi sono studiati proprio per ridurre questi rischi.

Come eseguire la pulizia profonda

Pulizia della base in lace

Per le basi in pizzo serve pazienza e leggerezza. Dopo aver rimosso con delicatezza i residui più visibili di nastro o colla, immergi la protesi in una bacinella con un po’ di remover, tenendo la base rivolta verso l’alto. L’obiettivo non è far galleggiare la protesi nel solvente, ma ammollare solo quanto basta per ammorbidire gli adesivi. Bastano pochi minuti: tempi lunghi rischiano di indebolire la maglia.

Successivamente, poggia la base su un panno e, con movimenti lenti, tampona e spingi i residui verso l’esterno. Evita qualsiasi sfregamento o torsione: è il modo più rapido per rovinare i nodi. Quando la superficie appare pulita, risciacqua abbondantemente con acqua tiepida e un po’ di shampoo delicato, poi verifica se restano tracce appiccicose. Meglio ripetere due passaggi leggeri che uno solo ma aggressivo.

Pulizia della base in poliuretano

Il poliuretano permette un intervento più deciso, ma anche qui la parola chiave è moderazione. Inizia eliminando il grosso dell’adesivo con le dita o con un panno asciutto. Spruzza poi un remover e lascialo agire per qualche minuto: il tempo necessario perché il legame adesivo si rompa. Quindi, con un panno pulito, rimuovi i residui con movimenti circolari leggeri finché la superficie torna liscia.
 A questo punto è essenziale lavare la base con acqua tiepida e shampoo delicato per eliminare qualunque film oleoso. I remover a base d’olio, infatti, lasciano una patina che può compromettere la nuova adesione. Se la cute è molto sensibile, puoi scegliere solventi senza alcol o a base di agrumi, purché approvati per uso skin-safe.

Pulizia di basi miste o ibride

Per i sistemi che uniscono lace e PU, la regola è trattare le due parti separatamente. La sezione in lace va gestita come descritto sopra, con ammollo parziale e tamponamento, mentre la parte in poliuretano può essere trattata con remover e wipe controllati. L’importante è evitare che il solvente destinato al PU impregni la parte in pizzo, più fragile.

Asciugatura e conservazione

Una volta terminata la pulizia, l’asciugatura va fatta all’aria, appoggiando la protesi su uno stand o su una testa manichino per mantenerne la forma. Evita sempre il calore diretto: phon e termosoffianti possono deformare il poliuretano e danneggiare le fibre, soprattutto se sintetiche.
 Se la protesi è in capelli umani, è possibile usare un getto tiepido e a distanza, ma l’asciugatura naturale resta la scelta più sicura.
 Pettina o districa solo se necessario, usando un pettine a denti larghi e procedendo dalle punte verso la base, per non stressare i nodi.
 Se non devi riapplicare subito la protesi, conservala su uno stand in un luogo asciutto e lontano da fonti di calore o luce diretta. Prima di una nuova applicazione, verifica che la base sia perfettamente pulita e asciutta, priva di ogni residuo di remover o colla.

Gli errori più comuni (e come evitarli)

Molti problemi nascono da gesti apparentemente innocui. Il più diffuso è l’uso di solventi troppo aggressivi o contenenti alte percentuali di alcol su cute irritata, che può causare bruciore o lesioni.
 Anche l’abitudine di strofinare o torcere il lace per togliere la colla è pericolosa: indebolisce i nodi e riduce la vita del sistema.
 Il calore diretto, invece, può alterare la struttura del poliuretano e rendere meno stabile l’adesivo.
 Un errore meno evidente ma frequente è non sgrassare la base dopo aver usato remover oleosi: la superficie rimane scivolosa e la nuova colla non aderisce bene.
 Infine, attenzione ai tempi di contatto: lasciare il solvente troppo a lungo non migliora la pulizia, anzi rischia di ammorbidire eccessivamente la base.

La sicurezza prima di tutto

Per chi ha la pelle sensibile o già irritata, conviene adottare una routine preventiva. Rimuovi sempre la protesi lentamente, tenendo la pelle tesa e tirando in parallelo alla superficie, non verso l’alto. Se la cute tende ad arrossarsi, applica un film barriera protettivo prima del nuovo incollaggio e assicurati che sia ben asciutto.
 Scegli adesivi e solventi formulati per uso cutaneo e interrompi immediatamente se compaiono bruciore o dolore.
 La protesi capillare è un sistema sofisticato, ma anche la pelle che la ospita lo è: rispetto e delicatezza sono la miglior garanzia di durata e comfort.

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