Storie di successo

Il pugliese Domenico Licchelli scopre nuovo esopianeta

Osservato per caso lo scorso 31 ottobre da Domenico Licchelli, ricercatore dell’Università del Salento, è il più vicino mai osservato tramite la “tecnica della lente gravitazionale”. Un abstract della ricerca è stato pubblicato solo di recente nell’archivio della Cornell University, mentre il paper completo è stato accettato per la pubblicazione sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

L’esopianeta, vale a dire un pianeta non appartenente al sistema solare (orbitante dunque attorno a una stella diversa dal Sole), è stato osservato grazie all’effetto di lente gravitazionale. Il fenomeno, introdotto da Albert Einstein nella sua “Teoria della Relatività Generale”, consiste nella distorsione della luce che ci raggiunge da oggetti lontani laddove questa passi in prossimità di un secondo oggetto molto massiccio.

Proprio grazie a questo fenomeno Domenico Licchelli, ricercatore dell’Università del Salento, ha intuito cosa stesse accadendo mentre, osservando una stella (TcpJ05074264+2447555) con il telescopio dell’Osservatorio R.P. Feynman (localizzato nell’area urbana di Gagliano del Capo, nel sud del Salento), ha avvistato un brillare inatteso nella costellazione del Toro.

Più grande del nostro mondo

Domenico ha poi coinvolto i suoi colleghi ricercatori Achille Nucita, Francesco De Paolis, Gabriele Ingrosso e Francesco Strafella, tutti associati all’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) che, in collaborazione con i colleghi russi dell’Istituto Astronomico Sternberg di Mosca, hanno compreso come la massa capace di provocare l’aumento luminoso della stella – lontana tra 2.300 e 2.600 chilometri – era formata da due corpi distanti dalla Terra 1.240 anni luce: uno era una stella, forse una nana blù, e l’altro era un pianeta che le girava attorno.

I ricercatori salentini
I ricercatori salentini. Da sinistra a destra: Domenico Licchelli, Achille Nucita, Francesco De Paolis, Gabriele Ingrosso e Francesco Strafella. Crediti: lagazzettadelmezzogiorno.it

Ribattezzato Feynman-01 – per legarlo all’osservatorio da cui è stato scoperto – in onore del famoso fisico e premio Nobel R.P.Feynman, si stina che l’esopianeta abbia una massa compresa tra 3 e 16 masse terrestri, mentre la stella-madre è quattro volte più piccola del nostro Sole. Lo scopo dei ricercatori adesso è capire se il corpo celeste possa avere qualche preziosa somiglianza con il nostro pianeta. Fino a poche settimane fa questa sorgente era del tutto anonima ma, grazie all’aumento improvviso della sua luminosità, ha catturato l’interesse degli astronomi. L’andamento della curva di luce della sorgente, vale a dire la variazione nel tempo della luminosità osservata dai ricercatori, ha portato loro a considerare Tcp J05074264+2447555 un probabile evento di micro lente gravitazionale (microlensing).

Tutta colpa di Einstein…

Mentre era ancora impegnato nello sviluppo della Teoria della Relatività Generale, pubblicata poi nel 1916, Einstein effettuò il primo calcolo della deflessione della luce da parte del Sole, nel lontano 1911: osservò come un corpo massivo potesse agire da lente gravitazionale deviando la direzione di propagazione dei raggi luminosi radenti alla superficie dell’astro. Tuttavia il risultato numerico (circa 0,87 secondi d’arco), ottenuto per l’angolo di deflessione, era sbagliato per un fattore due in quanto basato sulla fisica newtoniana. Giunse poi al risultato corretto (1,76 secondi d’arco) qualche anno più tardi, nel 1915, dopo aver tenuto conto della sua nuova teoria della gravitazione.

Eclisse solare del 1919
Foto dell’eclisse solare del 1919 che permise ad Arthur Eddington di confermare il calcolo di Einstein. Crediti: wikimedia.org

Calcolo confermato poi nel 1919, con la misura sperimentalmente dell’angolo di deflessione di un raggio di luce durante un’eclisse solare, a cura di Sir Arthur Eddington. Qualche anno più tardi, nel 1936, Einstein pubblicò un articolo sulla rivista Science in cui descriveva l’effetto di lente gravitazionale prodotto da una stella su un’altra (microlensing), lo sdoppiamento delle immagini della sorgente, la loro posizione e amplificazione.

Antonio Piazzolla

Giornalista e divulgatore scientifico; caporedattore di Close-Up Engineering, co-fondatore e direttore responsabile di lagoleada.it, è una delle firme di Forbes Italia ed è redattore di Le Stelle, il mensile di cultura astronomica fondato da Margherita Hack e Foggia Reporter. Ha collaborato con BBC Scienze Italia, l’Espresso, Il Messaggero e Business Insider Italia.

Articoli correlati

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio