Otto anni dopo il duplice omicidio, Don Ciotti: «I Luciani vittime innocenti di mafia. C’è chi prova a inquinare la verità»
Il fondatore di Libera accusa tentativi di screditare la memoria dei due fratelli agricoltori uccisi nel 2017. «L’indifferenza cresce, serve un impegno costante di tutti contro le mafie».

SAN MARCO IN LAMIS – «Luigi e Aurelio Luciani sono vittime innocenti di mafia. Qui c’è qualcuno che prova ad inquinare la verità». Parole nette quelle di don Luigi Ciotti, fondatore e co-presidente di Libera, pronunciate durante la commemorazione dell’eccidio mafioso del 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis.
Quel giorno vennero assassinati i fratelli agricoltori Luigi e Aurelio Luciani, testimoni involontari dell’agguato in cui persero la vita anche il boss Mario Luciano Romito e il cognato Matteo De Palma, obiettivi reali dei killer.
Alla cerimonia hanno preso parte le vedove dei Luciani, Arcangela e Marianna, i fratelli Alberto e Vincenzo, e rappresentanti delle istituzioni. Un momento reso ancor più significativo dalle recenti dichiarazioni di un pentito, che avrebbe tentato di gettare ombre sui Luciani, ipotizzando un loro coinvolgimento con i Romito.
«La vicinanza ai familiari delle vittime – ha ribadito don Ciotti – non deve essere solo emozione, ma impegno quotidiano. La fame di giustizia e verità deve accompagnarci sempre».
Per il sacerdote, in provincia di Foggia qualcosa è cambiato grazie alla risposta iniziale dello Stato, ma «si respira un’aria di superficialità e normalizzazione» nei confronti di mafie, criminalità e povertà. «L’indifferenza cresce – ha avvertito – e spetta a noi fare uno scatto in più. Le mafie si rigenerano, dobbiamo rigenerarci anche noi, come cittadini e associazioni, per assumerci la nostra parte di responsabilità».