Oltre il mito, oltre il silenzio. Al “Lanza” una riflessione sulla violenza di genere nell’antichità con Menico Caroli
Il docente ordinario di Lingua e Letteratura Greca dell’Università di Foggia ospite del liceo classico con una interessante lectio sulla figura di Metis

“La violenza nasce dalla competizione che c’è tra donna e uomo, dove predominano la forza, esercitata dall’uomo e la ragione, attribuita alla donna”. Con queste parole il professor Menico Caroli, ordinario di Lingua e Letteratura Greca dell’Università di Foggia, ha aperto l’incontro che si è svolto il 25 novembre scorso nell’aula magna del Liceo Classico “V. Lanza”, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. In platea, ad ascoltare e applaudire il docente, gli studenti del biennio e tutte le classi terze. A moderare l’appuntamento, la professoressa Grazia Vetritto, docente di discipline letterarie, latino e greco, che ha introdotto il relatore e il tema della mattinata.
Il prof. Caroli ha spiegato come la violenza sulle donne non sia un fenomeno nato oggi, ma affondi le sue radici in modelli culturali molto antichi, spesso trasmessi proprio attraverso la mitologia. “Il vostro primo approccio con il mito – ha scherzato – è stato, probabilmente, mediato dal famoso cartone animato giapponese ‘C’era una volta Pollon’, ma il fenomeno è più complesso”. Il professore ha chiarito come i miti spesso riflettano dinamiche di potere e rappresentazioni gerarchiche tra uomo e donna.
Nella Grecia antica – ha aggiunto Caroli – gli uomini desideravano essere liberi dalle donne, al punto da privarle simbolicamente del miracolo della nascita. La madre veniva paragonata a un campo e il padre a un agricoltore: senza l’uomo, la terra non avrebbe potuto produrre. Una metafora potente, che ha relegato la donna a un ruolo passivo, marginale, silenzioso.
“Un esempio concreto – ha evidenziato Caroli – è il mito di Metis”. La dea della saggezza e della prudenza fu la prima consorte di Zeus. Quando un oracolo profetizzò che Metis avrebbe partorito un figlio destinato a detronizzarlo, Zeus la inghiottì, dopo averla dapprima rimpicciolita o trasformata in liquido secondo alcune varianti del mito. Dalla testa del dio nacque Atena, dea della sapienza, che ereditò l’intelligenza della madre. In questa narrazione, il potere creativo femminile è come se venisse cancellato e attribuito all’uomo, annullando l’identità della donna e trasformando la violenza in un atto simbolicamente accettato.
L’incontro ha toccato anche altre figure del mito e aspetti legati alla vita reale nell’antichità. “A Sparta, ad esempio, durante la prima notte di nozze – ha spiegato il docente dell’UniFg – alla sposa venivano tagliati i capelli fino a rasarli completamente e venivano fatti indossare abiti maschili”. Un rito che, secondo Caroli, serviva a negare l’identità femminile e a sancire il dominio maschile fin dall’ingresso nel matrimonio. Un gesto remoto nel tempo, ma rivelatore di una cultura che controllava il corpo e la libertà delle donne.
La mattinata si è conclusa con un concerto realizzato dalle studentesse del Lanza. La performance finale, intitolata “Oltre il silenzio”, ha assunto un forte valore simbolico, dando voce alle riflessioni e alle emozioni emerse durante l’incontro. Con il contributo delle alunne e della redazione Lanzapress, che hanno portato sul palco monologhi ispirati alle storie di donne dell’antica Grecia vittime di violenza e ingiustizie, il momento conclusivo è stato particolarmente intenso. Alcune ragazze hanno condiviso pensieri personali, rendendo evidente come il tema della violenza continui a riguardare il presente.