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Le Guide di Foggia Reporter: Lucera

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Lucera – Tre colli, Albano, Belvedere e Sacro, aprono le porte ai Monti della Daunia, su cui la Chiave delle Puglie domina la grande pianura del Tavoliere.

Costeggiando Posta Torrebianca e San Giusto, tra pascoli ed ulivi si scorge indomita la fortezza angioina che avrebbe inglobato il Palatium federiciano.

All’arco svevo di Porta Foggia, invece, Strada Grande piomba d’un tratto nel ‘700, accogliendo all’ombra di Teatro Garibaldi e tra i portali barocchi di Palazzo di Città, sulla facciata dell’ospedale più antico d’Italia, Santa Maria delle Camerelle, o Palazzo D’Auria, De Troia, Lombardi… ma quanti sono?!

Al museo di Palazzo Cavalli, statuette in bronzo richiamano al nome di Lucera, luogo di fitti boschi sacri agli déi. Fu qui che Diomede, re d’Etolia, depose le armi al Palladio di Atena al seguito della distruzione di Troia, fondando la Città dei Dauni.

Quanti appellativi per una città d’arte che vanta uno dei più antichi anfiteatri romani del sud Italia, in cui bassorilievi ionici decorano spalti da 18.000 spettatori. Che epoca l’età augustea!

Anfiteatro romano di Lucera (14 d.C.) – Ph. Credit: Italy for Movies

Passeggiando per le vie del centro, infatti, si percepisce subito la bellezza di palazzi gentilizi, monumenti e siti archeologici. Nei sotterranei dei palazzi signorili vi sono ancora pozzi e cantine dove, probabilmente, si produceva il Cioccarello e il Cacc’e e mitt, vino corposo prodotto all’affitto di vasche da pigiatura e da cui si toglieva il mosto del precedente affittuario per porvi la propria uva.

Allora, dritti a sorseggiarne quale bicchiere! Oltre ai negozi di grandi marche, Corso Manfredi e Via Bovio potranno appagare tra enoteche e bakery più chic per assaggiare anche il dolcissimo pizz palumm al limone.

U pizz palumm – Ph. Credit: CaraMela

Non è un’allucinazione se capita di passare per Vico Ciacianella, la stradina più stretta di Capitanata.

Allo svincolo, naso all’insù sotto il campanile romanico-gotico della Cattedrale, un monumento nazionale da cui ogni Fèst d’aùst è portato in processione il simulacro di Santa Maria Patrona.

Un rito religioso e storico, in ricordo della consegna delle chiavi della città a Carlo II d’Angiò sulle rovine della Lucera saracena e che compie la celebrazione nel Torneo delle chiavi, gara medievale fra i cinque rioni delle porte cittadine per l’assegnazione del palio.

Centro storico di Licera – Ph. Credit: Lettere Meridiane

Il viaggio, infine, si fa strada tra Palazzo Vescovile della Diocesi Lucera – Troia e le linee trecentesche del Santuario di San Francesco d’Assisi. Dal neogotico al razionalismo, il sovrapporsi di complessi urbani ed architettonici è testimonianza del rapporto con il passato, vissuto in decadenze e rinascite.

Lucera è una città culturale, che può avere mille interpretazioni. Basti pensare alla tradizione gastronomica: dal primato del sugo di fagiolini e patate a quello di braciola, che spesso condisce troccoli o cicatielli e il ripieno di panzerotti al salame piccante.

Difatti, il fritto non manca mai. Il suo profumo accattivante coinvolge anche il pesce: capitone ed anguille. In fondo, si sta pur sempre parlando di Lucera, fedelissima a Federico II di Svevia.

Fonti: D’Amelj, G., “Storia della città di Lucera”, Tipografia Salvatore Scepi, 1861. Monaco, M., “Lucera nella storia dell’arte”, 2009. Egidi, P., “La colonia saracena di Lucera e la sua distruzione”, autopubblicato, 2015.
Museo Civico di Lucera, Ashmolean Museum, “Sformate immagini di bronzo: il Carrello di Lucera tra l’VIII e il VII secolo a.C.”, Claudio Grenzi Editore, 2002. 

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