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Lavorare da remoto: in Puglia e in tutta Italia il problema è la sicurezza

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Parliamoci chiaro: da quando ha cominciato a diffondersi la pandemia un po’ in tutto il mondo, uno dei termini che ci sono entrati più in testa è sicuramente quello di smartworking. Il lavoro svolto da remoto, senza mettere piede fuori dalla propria abitazione è per certi versi una gran bella comodità, anche se chiaramente ha anche i suoi lati negativi.

D’altro canto, per poter lavorare in maniera efficace e continuativa da remoto serve essere sicuri della propria dotazione tecnologica casalinga. Avere una linea veloce e stabile è il primo requisito da soddisfare: in tal senso, conviene sempre confrontare le offerte per l’energia elettrica, che spesso sono compresi in pacchetti molto convenienti in compagnia anche della linea internet, sia che si tratti di semplice adsl oppure di fibra.

Lavorare da casa? Il problema della sicurezza

Stando a quanto è emerso da un recente sondaggio che è stato svolto da Fortinet, ecco che lo smartworking è in realtà un termine fin troppo generico. In realtà, è meglio ribadire il concetto relativo al cambiamento tra il lavoro svolto in ufficio o comunque in una sede dell’azienda e il lavoro svolto in qualsiasi altro luogo.

Ed è una definizione che piace molto di più a tutti gli esperti che operano nell’ambito della cybersicurezza, dal momento che va a identificare molto meglio tutti questi lavoratori che operano in ogni caso per buona parte del loro tempo lontano dalle mura dell’ufficio.

Una tendenza che continua ad aumentare, anche se un po’ meno sensibilmente rispetto a quanto avveniva in pieno periodo Covid. Il problema è che, nonostante la costante diffusione, si tratta di un settore che è ancora ricco di un gran numero di criticità e difficoltà. prima di tutto spiccano, purtroppo, i problemi di sicurezza informatica. Infatti, per un’azienda è molto più complicato riuscire a gestirla quando i suoi dipendenti si trovano fisicamente fuori dai confini fisici dell’ufficio.

Perché lo smartworking fa ancora fatica a imporsi

A bloccare sempre un po’ una diffusione ancora più capillare del sistema dello smartworking non è tanto la mentalità come si tende a credere. Stando a quanto è stato scovato grazie all’indagine svolta da Fortinet, infatti, la problematica principale da risolvere è quella relativa al fatto che non si è ancora riusciti a capire come mantenere sempre alti standard di sicurezza informatica anche se il lavoratore non si trova in ufficio.

Si tratta di preoccupazioni particolarmente diffuse a livello aziendale. In primo luogo, il problema deriva dal fatto che le reti domestiche si caratterizzano per avere un livello di sicurezza piuttosto basso. D’altro canto, l’altro grande problema da risolvere è relativo al fatto che i dipendenti possono usare i notebook dati dall’azienda per delle attività meramente personali.

Tra le altre perplessità a livello aziendale troviamo sicuramente quella relativa alle minacce informatiche. Una preoccupazione piuttosto marcata è ad esempio quella relativa all’attacco da parte di un malware ai vari device della famiglia del dipendente. In questo caso, finirebbero coinvolti anche i vari dispositivi messi a disposizione per lo smartworking da parte dell’azienda. E i protocolli di sicurezza verranno seguiti dai dipendenti così rigorosamente come quando si trovano in ufficio?

Difficile screditare questi timori o definirli banali. Addirittura, il 62% degli intervistati (dal lato imprese) ha messo in evidenza, nel corso dell’indagine, come l’azienda sia stata colpita da un attacco informatico proprio per via del fatto che tanti dipendenti lavorassero in modalità da remoto. Non solo, dal momento che sono aumentate a dismisura le chiamate degli stessi dipendenti al servizio di supporto tecnico dell’azienda. Tra le problematiche più comuni e diffuse troviamo quelle legate alla difficoltà di accesso al proprio account aziendale o in relazione alle procedure di sicurezza.

 

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