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L’Arbëreshë, il dialetto albanese di Chieuti

Se in Puglia si parla il pugliese e a Foggia il foggiano, a Chieuti il dialetto è l’Arbëreshë.

L’Arbëreshë, un dialetto alloglotto di origine albanese, ma appartenente all’Italia. Dove? A Qefti! No, non è in Egitto o in Turchia… ma molto più vicino: Chieuti, che insieme a Casalvecchio di Puglia, è il borgo  arbëreshë della Daunia.

Secoli or sono che con il termine Arbëreshë vi si identificassero gli abitanti dell’Albania, prima della conquista dell’Impero Ottomano. Ora non ve ne rimane che un idioma dialettale, un patrimonio culturale raro e prezioso da salvaguardare, proprio come il sardo o il francoprovenzale.

Uomo e donna del paese Chieuti: Albanesi – Bartolomeo Pinelli, 1816

Gli Arbëreshë erano comunità proveniente dall’Albania meridionale e da diverse zone della Grecia, sede degli Arvaniti, popolazione cristiana-ortodossa, giunta in Italia al seguito di un residuo fenomeno migratorio di circa tredici flussi provenienti da tutta la regione balcanica che ha investito l’Italia dal Medioevo ad oggi. Tra la tre ondate migratorie, di cui la prima fu quella del XI secoldo d.C. e l’ultima nei primi anni ’90 del ‘900, quella che investì Chieuti avvenne tra il 1461 e 1470. Il borgo di Chieuti, infatti, nasce proprio nel ‘400, nel momento in cui una grande comunità albanese giunse in Puglia ben accolta dai sovrani aragonesi al seguito di Giorgio Castriota Skanderbeg, capo della lega dei kapedan, condottiero intervenuto al servizio di Ferrante IV d’Aragona contro Giovanni d’Angiò.

Monumento a Giorgio Castriota Skanderbeg

Nel XV secolo, inoltre, l’invasione della Grecia da parte dei Turchi Ottomani costrinse molti Arbëreshë ad emigrare anche in altre coste dell’Adriatico, dall’Abruzzo alla Sicilia. Non a caso, alcune tracce di Arbëreshë sono ben presenti anche in altre zone limitrofe della Daunia come San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, e a Greci, in provincia di Avellino.

Il valore degli albanesi in combattimento fu ben riconosciuto dai re dell’Italia meridionale, ma soprattutto dai Papi che vedevano nell’islam una forte minaccia alla cristianità ed alla propria sopravvivenza.

Costumi arbëreshë

La storia e il mito albanese in Italia conservano costumi e lingua arcaici dai forti elementi musicali. Oggi come allora, l’Arbëreshë è tramandato di generazione in generazione per valorizzare e custodirne l’antica cultura. Si sa, il Mediterraneo è da sempre scenario di migrazioni e quella arbëreshë ,non senza dolori e fatica,ha integrato la propria identità sia con l’appartenenza albanese sia con quella italiana senza che entrassero in conflitto. Di fatto, non è possibile non avere radici. La storia arbëreshë dimostra che si può partecipare a più culture senza essere diversi.

Fonte: Massaro, M.T., “L’identità etnica nella comunità Arbëreshe di Chieuti”, Provincia di Foggia Assessorato alla Cultura e Politiche Scolastiche, Comune di Chieuti, 2010.

Michela Serafino

Operatore culturale nei sistemi turistici e 30 anni di "pugliesità". Fin da bambina ho osservato con curiosità le meraviglie dell'arte. Decidendo di fare della mia passione una professione, sono volata via da Foggia per laurearmi in Scienze dei Beni Culturali e specializzarmi in Turismo, territorio e sviluppo locale presso la Bicocca di Milano. Con i miei primi passi nei musei, ho capito il valore della condivisione del bello con la società.... mai quanto nella mia regione! La mia mission? In quanto educatore museale e guida turistica, ciò che adoro di più è convertire i disinteressati al piacere della scoperta nei musei e alla bellezza della mia città. Il territorio trama con le sue risorse attraverso metodi di comunicazione 4.0 e web marketing (SEO, Socialmedia,...), tali da apportare il giusto contributo alla promozione culturale e turistica, ed io ci sono dentro. Rivolgendomi sia a giovani che ad adulti tra attività e laboratori, i miei racconti si rivolgono a chiunque abbia voglia di conoscere la Puglia, in particolare la Daunia. Il mio cavallo di battaglia? Progettare ed organizzare eventi culturali coordinando, tramite i media, strutture, associazioni ed infrastrutture necessarie per la mobilità e l'ospitalità. Adoro viaggiare, ma soprattutto appassionare della mia terra.

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