A Foggia il magico vigneto di Federico II, la bellezza che unisce e che valorizza le nostre più antiche tradizioni
Un progetto unico al mondo è nato in Puglia, un progetto che illumina di bellezza la terra di Capitanata, quella di Foggia, troppo spesso abbandonata e disprezzata. Qui nasce e si sviluppa un’idea di chi ha deciso di investire il proprio futuro alla ricerca della bellezza. E’ stato inaugurato lo splendido vigneto di Federico II, un vigneto fuori dagli schemi che omaggia l’imperatore svevo legato alla terra e alla storia foggiana fino agli ultimi dei suoi giorni (Federico II si spense infatti a Castel Fiorentino).
Nello scorso weekend il vigneto di Cascina Savino, ad opera dell’instancabile e pozzo di idee Giuseppe Savino, si è illuminato dando vita ad uno spettacolo mozzafiato.
Sabato 12 e domenica 13 giugno si sono tenuti, infatti, i primi due emozionanti eventi del progetto Su.pr.Eme Italia curati da Systemar Viaggi, Never Before Italia ed International Sound, vincitori del bando regionale sui servizi di sensibilizzazione, informazione e coinvolgimento delle comunità locali sui temi dello sfruttamento dei migranti in agricoltura, e realizzati dall’hub rurale di innovazione e creatività Vazapp.
Il vigneto di Federico II presenta al suo interno tre elementi simbolo dell’imperatore svevo, l’Ottagono, la Croce greca e il Giglio che nel medioevo veniva chiamato fiordaliso. Emilio Casalini con il programma RAI “Generazione Bellezza” ha documentato quanto avvenuto nel magico weekend di presentazione del progetto, raccontando la storia di Vazapp.
“Grazie a mio papà e a mia mamma e a mio fratello che ho visto piangere ed emozionarsi, oggi so che sono orgogliosi più che mai di quello che abbiamo fatto. Negli occhi di mio padre chi lo incontra legge la fatica ma oggi penso che possa leggere anche la fiducia che la sua fatica di una vita non verrà dispersa ma moltiplicata – ha commentato Giuseppe Savino sui social -.
Quando ho visto quest’immagine in diretta dal drone della RAI ho pianto, come non facevo da anni, e intorno a me alzando lo sguardo ho visto tante persone piangere. Di solito si piange di gioia, o perché si è tristi, ma questo pianto non apparteneva a nessuno di questi stati d’animo. Penso che stavamo piangendo tutti per lo stesso motivo: avevamo riconosciuto la Bellezza.
L’avevamo incontrata in una notte di inverno, sotto la neve, sotto una crosta di terra era lì pronta a spuntare dopo tanta attesa. L’amore non si cerca, si riconosce”.