Ambiente

Foggia sotto pressione: oltre mille chilometri quadrati della provincia interessati da nuove trivellazioni

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FOGGIA – La provincia di Foggia è al centro di un imponente piano di esplorazioni e coltivazioni di idrocarburi che rischia di compromettere ambiente, salute e qualità della vita. Dopo lo stop al Pitesai deciso dal TAR Lazio, il governo ha autorizzato decine di nuove licenze per petrolio e gas in varie regioni italiane, tra cui la Capitanata, trasformando il territorio in un potenziale “Texas” del Sud.

In Puglia, solo Foggia registra 3 nuovi permessi di ricerca su oltre 200 km² tra il Subappennino e i Monti Dauni, e 5 concessioni di coltivazione attive che coprono altri 171 km². A queste si aggiungono 6 concessioni cessate ma ancora in attesa di ripristino minerario, pari a 670 km². In totale, più di 1.140 km² della provincia risultano oggi interessati da perforazioni, ricerche o estrazioni.

Il quadro si inserisce in una politica energetica che continua a sostenere le fonti fossili: il governo ha aggiornato il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD), che ammontano a circa 25 miliardi, finanziando di fatto attività inquinanti e rallentando la transizione ecologica.

Secondo associazioni e comitati – primo tra tutti il circo Arci Maria Schinaia – le nuove trivellazioni mettono a rischio il territorio foggiano: subsidenza, impatto paesaggistico, possibili danni alla falda e ricadute sull’agricoltura. Per questo si chiedono interventi immediati agli enti locali: stop a nuove estrazioni, abolizione dei SAD, divieto dell’airgun e un vero piano energetico nazionale che punti alla decarbonizzazione. (foto La Gazzetta del Mezzogiorno)

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