A Foggia riaprono le librerie, ma non tutte: “Non ci sono le condizioni per svolgere il nostro lavoro di librai”

Foggia – Da ieri alcune librerie della città di Foggia hanno nuovamente alzato la saracinesca, tra un po’ di paura, voglia di ripartire e tanta speranza.
Altre, invece, hanno deciso di navigare controcorrente e di lasciare le serrande abbassate ancora per un po’.
Da ieri mattina, in tante città italiane, a mo’ di macchia di leopardo, librerie, negozi di articoli per bambini e cartolerie hanno riaperto dopo il Dpcm del 10 aprile che con queste riaperture ha offerto i primi spiragli di normalità nel lockdown da Coronavirus.
A Foggia alcune librerie e cartolerie hanno scelto di riaprire, si pensi alla libreria Patierno e alla storica libreria Dante, anche se con orari limitati e con le dovute precauzioni, per dare un segno di speranza alla comunità.
Altre invece, come la libreria Ubik, hanno preferito continuare con il servizio di consegna a domicilio per permettere ai tanti lettori foggiani di continuare a cibarsi di cultura rimanendo a casa.
“Non ci sono le condizioni per svolgere il nostro lavoro di librai, almeno per come lo intendiamo noi”, spiegano dalla libreria foggiana.
E ancora: “Non ci sono le adeguate condizioni di sicurezza, per librai e lettori. Non siamo “un simbolo”, non solo, almeno.
Siamo lavoratori che fanno del rapporto umano, della condivisione e della socialità, il loro lavoro.
Dalla chiusura forzata fino a oggi non ci siamo mai fermati. Da giorni poi, accogliamo richieste e spediamo libri a domicilio”.
La libreria Velasquez segue l’esempio della Ubik e decide di non aprire al pubblico, continuano con le spedizioni e le consegne a domicilio.
“Al di là degli annunci televisivi, ci sono troppi vuoti normativi che i librai dovrebbero colmare con la propria fantasia”, spiegano dalla libreria Velasquez.
E ancora: “Dovremmo, in sostanza, inventarci le condizioni per l’afflusso, la protezione e il distanziamento, stabilire i tempi di permanenza dei singoli clienti in negozio (e, per sua natura, una libreria è un luogo dove si sosta a lungo), gestire gli eventuali assembramenti all’esterno.
E, nel caso di Velasquez, anche assicurarsi un secondo ingresso, magari abbattendo un muro. Il tutto senza alcuna certezza sugli indennizzi, in un contesto di pandemia ancora in atto e di quarantena non revocata.
E solo per rispondere a quel pregiudizio a cui si accennava: l’idea malsana e deleteria che la “cultura” possa fungere da “simbolo” di rinascita, disinteressandosi della reale ricaduta che una riapertura a simili condizioni improvvisate, in mezzo al nulla, potrebbe avere su quegli strani commercianti che sono i librai.
In queste settimane abbiamo continuato a parlare di libri, a proporli, a spedirli, a consegnarli a domicilio.
Ma scordiamoci, per il momento, che tutto possa tornare improvvisamente ad una normalità che, di fatto, è negata a tanti altri negozianti e alla totalità dei cittadini.
Torneremo a parlare di libri in libreria quando non ci sarà più il pericolo del contagio.
Le librerie meritano rispetto sempre e non attenzioni propagandistiche quando serve sbandierarle. Non sono simbolo di un bel nulla, se non della volontà di resistere”.
Altre librerie foggiane, come la Libreria Paoline ha scelto di rimandare la riapertura al 4 maggio per potersi organizzare con i necessari dispositivi di sicurezza per tutelare la salute del personale e dei clienti.
La libreria Rio Bo di via Matteotti continua a rimanere chiusa e a consegnare a domicilio gratuitamente ma ha deciso di permettere ai suoi lettori di poter ritirare personalmente libri e giochi (ordinati e pagati online) in libreria.
“Non ci sentiamo di togliervi il diritto alla scelta di un buon libro, ma non ci sono le condizioni necessarue per aprire la libreria al pubblico”, hanno spiegato.