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Foggia, Rebeers: i sapori della Capitanata in un boccale

Foggia – Abbiamo incontrato Michele Solimando, mastro birraio di “Rebeers” e cofounder del progetto insieme al suo socio Giovanni Simeone. Michele Solimando è il volto nuovo dell’innovazione nel mondo della birra artigianale. Partito professionalmente come agronomo, decide di specializzarsi come mastro birraio in Italia e in Europa. Il frutto della sua formazione e delle sue creazioni culmina in un progetto chiamato “Rebeers”.

“Rebeers”, un simpatico slang dal significato bivalente: “fammi un altro bicchiere” di birra, naturalmente, premettendo che il primo sia stato particolarmente gradito e “rinascita” di un progetto interrotto, messo in stand-by per un breve periodo e poi rilanciato e riproposto in una nuova veste, rigorosamente foggiana. Questo originale progetto nasconde, dietro l’etichetta, il volto di Michele Solimando, giovane agronomo e mastro birraio dalle mille idee.

Michele Solimando

Michele cresce, sin da bambino, a contatto con il proprio territorio, iniziando a collaborare per l’azienda agricola di famiglia (in agro di Apricena) dove instaura un legame indissolubile con una terra fertile e generosa. E’ proprio dal profondo legame affettivo e dalla conoscenza del Tavoliere che nasce la consapevolezza di poter creare un prodotto unico nel suo genere e facilmente riconducibile a un’identità territoriale ben definita, la stessa che fa della Capitanata un modello agricolo inimitabile.

Tutto ha inizio nel 2014, anno di svolta per la sua carriera e non solo. Dopo aver lasciato il lavoro da libero professionista, decide di dedicarsi interamente a un percorso di formazione come mastro birraio in Italia e all’estero. I sogni cominciano a concretizzarsi e nasce la prima birra, figlia del coraggio scaturito da un’importante scommessa di vita. In un’alchimia di profumi e colori come quella dell’entroterra pugliese, Michele fonda la propria attività con il desiderio di trasformare le materie prime coltivate nell’azienda di famiglia in un prodotto nuovo, più precisamente in una birra che potesse soddisfare le esigenze dei consumatori regalando un’esperienza gustativa e sensoriale avvolgente.

Il punto di forza è quello di poter fare leva su ingredienti qualitativamente ineguagliabili e introvabili in paesi come il Belgio o la Germania, in cui la tradizione birraia è ampiamente sviluppata. Infatti, la maggior parte della produzione si avvicina sempre a insegnamenti di matrice estera. Inizialmente le birre prodotte mantengono un assetto legato a tradizioni di questo genere, fino a quando tra una “cotta” e l’altra si è provato a rivoluzionare la produzione aggiungendo elementi singolari e caratterizzanti.

Una delle prime birre originali è la “Bianca Madeleine”, composta da due eccellenze gastronomiche quali la varietà di grano duro Senatore Cappelli e le scorze di Arancia del Gargano IGP. In questo modo, come la “madeleine” di Marcel Proust evocava piacevoli ricordi infantili, un sorso di questo elisir richiama alla mente sensazioni che ci permettono di immaginare le pianeggianti distese di grano ed il profumo degli agrumeti in prossimità del mare. Una scommessa decisamente più grande è quella del progetto “Fovea Revolution”, con una new-entry, la birra foggiana per eccellenza, composta al 100% da malto di grano duro di Capitanata.

“Nessun manuale di birra contiene questa particolare tipologia”, conferma Michele, sottolineando la portata di questa piccola rivoluzione nell’ambito della produzione artigianale che vede protagonista ancora una volta il grano, figurante persino nell’antico nome della nostra città. Un’innovazione che fa ben sperare, soprattutto rendendoci consapevoli delle potenzialità che questo territorio presenta, privilegiate dalle doti e dalla creatività di un professionista come Michele.

Sì, poiché l’ingrediente principale è proprio la creatività, amalgamata con lo studio e la dedizione attraverso la quale vengono elaborate le ricette e selezionate e lavorate le materie prime. La peculiarità del mestiere di mastro birraio risiede nella possibilità di conoscere, sperimentare e realizzare le proprie creazioni esattamente come uno scienziato alle prese con un complesso esperimento o come un artista in procinto di scegliere dalla tavolozza i colori da imprimere su tela.

“Un lavoro estremamente duttile e dinamico, che non pone limiti alla fantasia” ci racconta il giovane brewmaster, ma che indubbiamente richiede un background ricco di tecnicismi e conoscenze pratiche. Ad oggi le birre ideate e create sono sette, proprio come le Meraviglie del Mondo. Una semplice coincidenza? Non lo sappiamo, ma siamo certi che il numero continuerà a crescere copiosamente nei prossimi mesi.

A cura di Marilea Poppa

Redazione

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