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“Svizzera”, il negozio di giocattoli che da 60 anni fa sognare i bambini di Foggia

Foggia – Una delle realtà foggiane considerate come vera e propria istituzione nella nostra città è sicuramente il negozio di giocattoli Svizzera.

Oramai stabile da sessant’anni nel territorio, questo negozio ha fatto parte dell’infanzia della maggior parte delle persone qui a Foggia regalandoci tutti quei piccoli momenti di gioia nell’acquistare ad esempio la maschera per la festa di carnevale (come quelle di una volta in cartone che quest’attività tutt’ora vende) o un regalo di compleanno per i nostri amici o ancora il tanto atteso regalo di Natale.

Ogni volta anche solo entrarci provoca a tutti forti emozioni come la gioia dei bambini e delle bambine per la possibilità di scegliere la nuova bambola o il nuovo set dei Lego, ma regala tante emozioni anche ai più grandi che ricordano tutti i bei momenti che hanno vissuto da piccoli.

Ed è proprio grazie a tutto ciò che la Svizzera è diventata un vero e proprio punto di riferimento nella nostra città. Il negozio nasce nel 1961 grazie a Costanzo Paolino (ex-proprietario) come drogheria che, allo stesso tempo, vendeva anche giocattoli e articoli da regalo.

Carlo Paolino

“Fino a tre-quattro anni dall’apertura fu dura per mio padre poiché le vendite non andavano per il meglio, ma nonostante tutto lui volle mandare avanti l’attività ed è grazie alla sua costanza che iniziarono a incrementare le vendite, soprattutto quelle dei giocattoli che hanno preso il sopravvento sugli altri prodotti che vendevamo”, ci racconta Carlo, suo figlio e attuale proprietario dell’attività che ci ha aiutato anche a soddisfare una curiosità che avranno sicuramente avuto tutti quelli che conoscono il negozio: perché si chiama così?

“Perché mia madre veniva dalla Svizzera e si è conosciuta con mio padre a Londra e, dopo aver passato tanti anni in Svizzera, decisero poi di tornare nella città origine di mio padre e quando lui aprì il negozio pensò di chiamarlo così in onore della moglie che amava tanto”.

Ci fa notare poi dietro al bancone un certificato di partecipazione a uno dei concorsi organizzato dalla Camera di Commercio di Foggia durante gli anni ’80 in cui premiavano la migliore vetrina di Natale.

Il padre di Carlo, inoltre, un anno riuscì anche a vincere il primo posto “grazie alla sua abilità di inventare dei veri e propri scenari  in vetrina come il costruire montagne di cioccolato in mezzo alle quali passavano dei trenini”. 

I tempi però cambiano e soprattutto adesso, con la diffusione sempre più costante della tecnologia, molti bambini hanno perso il desiderio di avere un giocattolo e si concentrano di più sui dispositivi elettronici, ma secondo Carlo “si deve smettere di pensare a questi oggetti come qualcosa che fa solo polvere in casa, ma dovremmo iniziare a considerarli utili per sviluppare la fantasia dei nostri figli”.

Ci tiene però a sottolineare anche il lato positivo del cambiamento: “Si è smesso di fare differenza tra giocattoli “maschili” e “femminili” e di pensare quindi che un bambino non possa comprare la Barbie e che una bambina non possa giocare con i supereroi.

Ora i genitori sono più permissivi e io stesso dico che non c’è nessun problema con questo comportamento perché il fine ultimo del giocare è proprio divertirsi”.

Tuttavia, anche con il passare del tempo, il negozio è spesso frequentato da alcuni adulti che per un puro sentimento nostalgico comprano alcuni dei giocattoli più vecchi tutt’ora presenti nel negozio come Subbuteo o le statuette dei personaggi di film famosissimi come Harry Potter o Le Cronache di Narnia, saperlo ci fa realizzare come alla fine ognuno di noi a suo modo vuole sempre, anche solo per un attimo, tornare bambino.

Vincenzo Maddalena

20 anni. Studente di lettere moderne all’Università degli Studi di Foggia. Appassionato di libri, musica, serie tv e film. Come obiettivo principale mi pongo sempre quello di far conoscere realtà, idee diverse e interessanti di cui non si parla molto o se ne parla in maniera disinformata. Speranzoso soprattutto di continuare questo percorso giornalistico con buoni risultati.

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