21 anni dalla morte di Hyso Telharaj, il ragazzo albanese ucciso dai caporali nelle campagne di Foggia

Hyso Telharaj aveva solamente 22 anni quando venne stato ucciso dai caporali l’8 settembre 1999 nelle campagne della Capitanata.
Il 9 luglio 2020 è rientrato in Italia, scortato da personale dello Scip – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, il 47enne albanese Luan Vrapi, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Foggia nel 1999 per l’omicidio di Hyso Telharaj.
Hyso era venuto in Italia dall’Albania per cercare lavoro e lo aveva trovato come bracciante agricolo nelle campagne tra Foggia e Cerignola per la raccolta dei pomodori.
Il suo obiettivo era quello di inviare un aiuto economico alla sua famiglia in Albania e mettere da parte una piccola cifra per riprendere a studiare.
La volontà di Hyso, però, si scontrò ben presto con le richieste dei caporali, il ragazzo si rifiutava di cedere ai ricatti dei caporali e si rifiutava di consegnare parte dei suoi sudati guadagni.
Quel suo dire “no” rappresentava un segno pericoloso per gli altri braccianti e nel corso di un’aggressione, messa in atto per “dargli una lezione”, Hyso fu ucciso.
Da quel giorno il suo nome è diventato un simbolo di riscatto e di rinascita, un segno di chi non abbassa la testa e lotta per i propri ideali e per i propri valori. Da quel giorno il nome di quel ragazzo di 22 anni con tanti sogni davanti e tanta onestà è diventato un ponte tra Italia e Albania.
A raccontare e ricordare quel tragico giorno di settembre ci pensa l’associazione Libera: “La sera dell’8 settembre 1999, è in Italia da pochissimi mesi, viene avvisato che le persone a cui si è opposto stanno venendo a cercarlo nel casolare in cui vive nelle campagne vicino a Borgo Incoronata. Qualcuno gli suggerisce di fuggire, ma lui non lo fa.
A bordo di una Croma guidata da Addolorato Pompeo Todisco, un imprenditore agricolo di Orta Nova, arrivano altre quattro persone armate, tre uomini albanesi e una donna polacca.
La donna e Todisco restano in auto, i tre connazionali di Hyso entrano nel casolare. Hyso e Simon vengono picchiati. Partono nove colpi di arma da fuoco. Simon viene gambizzato. Hyso muore la sera stessa a causa delle ferite riportate.
Hyso viene sepolto nella sua terra e di ciò che gli è accaduto in Italia non ne parlerà più nessuno, neanche all’interno della sua famiglia. Da quel momento in poi la famiglia non sembra essere in grado di affrontare una perdita così grave, si chiude in se stessa, non si pronuncerà più il suo nome né la parola Italia”.