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Foggia e i suoi Ipogei urbani, un tesoro nascosto nel cuore del centro storico

Foggia – In occasione della 6ª edizione di “Libando”, l’evento dedicato al cibo , è stato possibile partecipare a delle visite guidate organizzate dall’Associazione Ipogei Foggia che ha dato la possibilità a cittadini e non di visitare bellezze urbane ancora poco conosciute, tra cui gli stessi Ipogei urbani, testimonianza di una Foggia inedita e ricca di storia.

Ci troviamo nel cuore del centro storico di Foggia, dove, nel sottosuolo antistante alla Chiesa di Santa Maria della Misericordia si nota un varco protetto da una porticina che, una volta varcata, nasconde un universo parallelo, un luogo inedito e occulto: gli Ipogei Urbani. Scendendo gradualmente, gradino dopo gradino, si giunge in un ampio spazio sotterraneo che, a colpo d’occhio, presenta l’aspetto di una grotta dalla pavimentazione irregolare, elemento determinante per comprendere come la stessa area sia stata solcata e vissuta in tempi passati.

Ad avvalorare questa tesi contribuisce la presenza di un pozzo costruito nei pressi della parete più antica dell’intera struttura e utilizzato come capiente serbatoio per la conservazione di derrate alimentari quali grano (in primis), mais, lana e così via. Ciò che incuriosisce, però, sono le funzioni secondarie che gli Ipogei svolsero: la storia ci racconta che funsero da corridoi sotterranei per lo spostamento dei soldati così come da provvidenziale rifugio per i civili durante i violenti bombardamenti che colpirono la nostra città durante la Seconda Guerra Mondiale.

Inoltre, nella prima stanza è possibile osservare un’area dedicata all’eposizione di utensili da lavoro utilizzati dagli antichi; della simbolica collezione gli oggetti più prestigiosi sono stati ceduti alla sovrintendenza per approndire gli studi. Proseguendo la visita e attraversando uno stretto corridoio si passa al secondo dei tre livelli dell’architettura Ipogeica. Sotto il soffitto a volta è stato scoperto un arco dalle ridotte dimensioni, posto nella parte inferiore, che ha permesso di scavare ulteriormente per indagare su cosa si celasse oltre le pareti rocciose e se vi fosse una eventuale connessione con il “palatium” federiciano. Basta spostarsi di un livello per averne conferma: il terzo ed ultimo Ipogeo visitabile, infatti, è perfettamente riconducibile alla piantina dell’antica reggia voluta dal “Puer Apuliae” che si estendeva proprio in corrispondenza di quella zona. Le notevoli dimensioni di questi spazi hanno delineato l’esistenza di tunnel scavati in profondità che collegavano la residenza urbana del sovrano alle altre sedi che Federico II aveva ordinato di far costruire nella tanto amata provincia (esempio ne è il castello di Lucera).

Gli Ipogei, come insegnamento di vita, ci invitano quindi a non limitarci a ciò che appare, bensì ad andare oltre, a spingerci laddove la bellezza è tutta da scoprire, tutelare e valorizzare, possibilmente con il sostegno di ognuno di noi. Foggia, come ben sappiamo, è una città storicamente “disgraziata”, bersagliata dalla mala sorte che l’ha anzitempo “depredata” dei siti artistici di cui disponeva originariamente, talvolta distruggendone altri. A dispetto di ogni tipo di calamità, l’impegno delle associazioni e dei volontari che si prodigano nel raccontare luoghi, storie e aneddoti ci permette di godere ancora del “bello” che ci circonda e che troppo spesso tendiamo a dimenticare.

Nell’ultima edizione di “Libando” la guida Franca Palese, vincitrice del premio sezione “Cultura”, ha condotto numerosi gruppi di visitatori alla scoperta dei posti che abbiamo provato a descrivere. Il messaggio da cogliere è quello di imparare ad apprezzare ciò che abbiamo con partecipazione attiva e, soprattutto, con la stessa curiosità che è stata protagonista di queste ultime, preziose visite.

Per info: 3203724578

Marilea Poppa

Ventenne, Studentessa di Lingue e Culture moderne e aspirante giornalista. Scrive di arte, letteratura e sport per testate giornalistiche online. Il suo motto è: “la cultura cura” (culture heals) a dimostrazione di come la promozione e la divulgazione della Cultura, in tutte le sue forme, possa essere una terapia vitale oltreché uno stile di vita.

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