Foggia, a Candelaro spunta un murales dedicato a Don Bosco

Foggia – In questi giorni si sta molto parlando del murales dedicato a Don Bosco comparso sulla facciata laterale di un palazzo nella periferia foggiana, a Candelaro.
A realizzare l’opera l’artista Jorit, noto rappresentante della Street Art apprezzato in tutto il mondo per i suoi graffiti dal forte messaggio sociale che donano nuova vita alle periferie, luoghi sempre più abbandonati e degradanti.
Dopo la bambina che mostra la linguaccia di Oliviero Toscani, sono le bombolette colorate di Jorit a rendere più gioioso il rione periferico di Foggia, donando colore e un grande messaggio di fratellanza, allegria e pietà verso il prossimo, virtù che caratterizzavano proprio Don Bosco.
L’opera che raffigura il volto di Don Bosco è stata commissionata dalla direzione generale della Congregazione Salesiana e valorizzerà la periferia del capoluogo dauno.
Chi era Don Bosco
Giovanni Melchiorre Bosco, meglio noto come don Bosco, è stato un presbitero e pedagogo italiano, fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. È stato canonizzato da papa Pio XI nel 1934.
Giovanni Bosco nacque in una famiglia contadina in una frazione di Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) il 16 agosto 1815. Il padre, Francesco, che aveva sposato in seconde nozze Margherita Occhiena, morì quando lui aveva due anni e in casa non mancarono quindi le difficoltà.
Giovanni fece un sogno che gli svelò la missione a cui lo chiamava il Signore: si trovò in mezzo a dei ragazzi che bestemmiavano, urlavano e litigavano e mentre lui si avventava contro di loro con pugni e calci per farli desistere, vide davanti a sé un uomo dal volto luminosissimo che gli si presentò dicendo: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno» e aggiunse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù».
Poi apparve una donna di aspetto maestoso, la Vergine Maria che, mostrandogli il campo da lavorare – «capretti, cani e parecchi altri animali» – gli disse: «Renditi umile, forte e robusto» e, posandogli la mano sul capo, concluse: «A suo tempo tutto comprenderai».
In seguito a quel sogno, il giovane Bosco decise di seguire la strada del sacerdozio. Sin da piccolo si maturò in lui una vera e propria missione sociale: per avvicinare alla preghiera i ragazzini del paese, Giovannino Bosco decise di imparare i giochi di prestigio e le acrobazie dei saltimbanchi, attirando così i coetanei e i contadini del luogo grazie a salti e trucchetti di magia, invitandoli però prima a recitare il Rosario e ad ascoltare una lettura tratta dal Vangelo.
Successivamente, nel 1841, ormai giovane prete, arriva a Torino. Qui rimane sconvolto dalle condotte morali dei giovani, sbandati e che vagabondavano per le strade senza una meta e uno scopo. Decise di intervenire e di salvare quei ragazzi abbandonati a loro stessi.
Aiuta quindi i ragazzi di Torino a cercare lavoro e fonda nella periferia torinese il primo oratorio. Nell’aprile 1846 apre a Valdocco un oratorio intorno al quale nascerà con il tempo il grandioso complesso della casa-madre dei Salesiani.
Don Bosco, sempre pronto ad aiutare i ragazzi più bisognosi, inizia così a diventare una figura molto importante nel panorama nazionale, rimanendo però una persona estremamente semplice ed umile.
Nel 1872 fonda la Congregazione femminile delle figlie di Maria Ausiliatrice, detta delle Suore Salesiane. Pochi anni dopo, il 31 gennaio 1888, muore a Torino, lasciando dietro di sé una vita ricca di grandi opere concrete volte ad aiutare il prossimo.
Fonte: biografieonline.it