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Educazione finanziaria: perché l’indipendenza del consulente fa la differenza

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L’educazione finanziaria rappresenta uno strumento fondamentale per amministrare con consapevolezza le proprie finanze. Conoscere e comprendere i principi di base della finanza permette di evitare errori che possono compromettere il patrimonio nel lungo periodo. La conoscenza delle diverse opzioni di investimento e dei rischi associati aiuta infatti a prendere delle decisioni consapevoli e di pianificare strategie di protezione patrimoniale efficaci.

Tuttavia, la maggior parte delle persone non approfondisce questi temi. La ragione principale risiede nella mancanza di tempo: Il lavoro occupa gran parte della giornata e, nel tempo rimanente, non tutti sono inclini o hanno l’abitudine di avvicinarsi a tematiche percepite lontane e complesse, come gli investimenti. Per questo motivo necessitano di rivolgersi ad un professionista: il consulente, al quale deleganola gestione del proprio patrimonio.

Nel nostro ordinamento esistono diverse figure professionali abilitate a fornire indicazioni al cliente su come e dove investire, o su come pianificare il proprio futuro finanziario. Tra queste, la figura che meglio incarna i valori di etica, trasparenza e personalizzazione è quella del consulente finanziario indipendente per investimenti sicuri.



La Consulenza Finanziaria tradizionale


A causa della limitata educazione finanziaria, la maggioranza delle persone, non conosce ancora la figura del Consulente Finanziario Indipendente e continua a suddividere erroneamente la categoria dei consulenti in due gruppi. Da un lato i dipendenti “tradizionali” degli istituti finanziari, dall’altro i promotori (termine ormai obsoleto, sostituito da “consulenti abilitati all’offerta fuori sede”) i quali collaborano comunque con banche, reti e assicurazioni ma, a differenza dei primi, non sono soggetti a vincoli d’orario né operano esclusivamente all’interno della filiale di riferimento, svolgendo invece la professione come liberi professionisti a partita IVA.

Queste due figure seguono, senza dubbio, lo stesso modus operandi. Più che di vera consulenza sarebbe infatti più corretto parlare di attività di vendita. I prodotti offerti al cliente sono spesso selezionati direttamente dall’istituto finanziario per cui operano e, purtroppo, non sempre risultano coerenti con il profilo di rischio del cliente. A ciò si aggiungono elevati costi nascosti, costi che il cliente non corrisponde in modo diretto, ma che sono incorporati nei prodotti stessi e che, nel tempo, erodono gran parte dei rendimenti. Rendimenti che, al contrario, potrebbero essere preservati con strumenti più efficienti ed economicamente vantaggiosi.

Un’ulteriore distinzione tra questi due profili riguarda il fatto che chi appartiene alla seconda categoria deve sostenere e superare un esame che certifichi le competenze in ambito finanziario, requisito indispensabile per l’iscrizione all’Albo dei Consulenti Finanziari, gestito dall’OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo).

Una “nuova” figura professionale

Di fronte agli utili a nove cifre, in costante crescita, dei principali istituti finanziari italiani, al ritorno di una forte inflazione, alle gravi incertezze geopolitiche e macroeconomiche, e all’evidente aumento del costo della vita, a fronte di stipendi stagnanti, grazie all’avvento e alla diffusione di strumenti che hanno già rivoluzionato il mondo dell’informazione, come i social network, Internet e l’intelligenza artificiale, in Italia, nonostante il perdurare di una carente educazione finanziaria, emerge una crescente domanda di trasparenza quando si parla di investimenti.

E’ in forte espansione infatti la figura, relativamente recente, del Consulente Finanziario Indipendente. A fine 2018, in linea con altri Paesi occidentali (dove questa figura è già prevalente quando si parla di consulenza finanziaria ), oltre alla sezione dell’Albo OCF riservata ai Consulenti abilitati all’offerta fuori sede (ex promotori), sono state istituite due ulteriori sezioni: quella dei Consulenti Finanziari Autonomi (per le persone fisiche) e quella delle SCF, Società di Consulenza Finanziaria Indipendente (per le società di capitali), entrambe le sezioni sono composte da Consulenti Indipendenti.

Il Consulente Finanziario Indipendente

Il consulente finanziario indipendente, a differenza dei consulenti siano essi dipendenti o liberi professionisti, legati a istituti finanziari, opera senza conflitti di interesse. È remunerati in modo del tutto trasparente, secondo il modello fee-only: un compenso a parcella corrisposta direttamente dal cliente ed è soggetto al divieto assoluto non solo di percepire commissioni, incentivi o retrocessioni da banche e SGR (Società di Gestione del Risparmio, cioè i fornitori di prodotti di investimento), ma anche di intrattenere qualsiasi rapporto che possa compromettere la sua indipendenza.

Come l’indipendenza influisce sulla qualità dei consigli in merito alle strategie di investimento

Il suo è un approccio completamente libero, svincolato da qualsiasi condizionamento o pressione commerciale, a differenza di quanto accade per i consulenti bancari. Può operare a 360°, analizzando non solo i prodotti di un singolo istituto, ma l’intero mercato. Valuta in maniera approfondita la situazione finanziaria del cliente, considerando la gestione dei rischi, la diversificazione degli investimenti e la pianificazione fiscale e successoria. Si tratta quindi di un approccio altamente personalizzato.

Questa indipendenza gli consente di offrire raccomandazioni realmente allineate a reali obiettivi e alle reali necessità del cliente. In un contesto economico complesso in continua evoluzione, avere un professionista che si dedica esclusivamente sul benessere finanziario del cliente garantisce probabilità nettamente maggiori di preservare e accrescere il capitale.

L’educazione finanziaria, l’indipendenza e la pianificazione a lungo termine

In un mercato ancora nettamente dominato dalla consulenza legata agli istituti di credito i Consulenti Finanziari Indipendenti hanno una sola strada per accrescere la propria quota: assumere un ruolo centrale nell’educazione finanziaria. Significa aiutare il cliente a comprendere il valore di investire e di pianificare con una prospettiva di lungo periodo, a conoscere strumenti molto efficienti e poco costosi, spesso poco considerati (se non addirittura “tenuti nascosti dal cliente”) da banche e reti tradizionali e a cogliere i benefici della diversificazione finanziaria (investire in diverse asset class infatti riduce notevolmente il rischio complessivo del portafoglio) .

l consulente finanziario indipendente non si limita a supportare nelle scelte quotidiane, ma diventa una guida fondamentale per costruire un piano di crescita e protezione a lungo termine. Analizza le esigenze specifiche del cliente e sviluppa strategie mirate che tengono conto di obiettivi futuri come pensione, istruzione dei figli e successione patrimoniale.

La sua indipendenza da banche e assicurazioni gli consente di offrire consigli imparziali e personalizzati, accompagnando il cliente verso decisioni più consapevoli e sostenibili. L’educazione finanziaria continua è parte integrante di questo approccio: serve non solo per affrontare il presente, ma anche per prepararsi ai cambiamenti dei mercati.

Poiché nel tempo la capacità economica di una persona può variare, investire nella propria formazione e affidarsi a un professionista libero da condizionamenti diventa essenziale per garantire una pianificazione solida, stabile e duratura.

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