“Down The Wall Sketch”: quando il teatro abbatte davvero i muri
Il gruppo teatrale foggiano dell’Associazione di Promozione Sociale Il Bell’Anatroccolo di Foggia, ha conquistato il pubblico con uno spettacolo che unisce arte e abbattimento delle barriere.

TRANI – Applausi, emozione e consapevolezza. È quanto ha lasciato in platea Down The Wall Sketch, lo spettacolo andato in scena lunedì 14 luglio sul palco del Festival nazionale Il Giullare, rassegna teatrale che da 17 anni promuove una cultura inclusiva e accessibile attraverso l’arte. Il gruppo teatrale dell’Associazione di Promozione Sociale Il Bell’Anatroccolo di Foggia, in collaborazione con l’Associazione Teatrale Tanino di Deliceto, ha portato a Trani un progetto scenico nato nei mesi scorsi all’interno di un laboratorio teatrale, ora giunto al suo culmine con la partecipazione a una delle manifestazioni più seguite nel panorama italiano del teatro integrato. Guidati dalla regia di Gaetano Doto, attore, regista e presidente dell’Associazione Tanino, i protagonisti hanno saputo conquistare il pubblico grazie a uno spettacolo che con leggerezza e potenza ha saputo far riflettere, divertire e, soprattutto, abbattere i muri della discriminazione. Down The Wall Sketch è infatti molto più di una semplice messa in scena: è il risultato di un percorso collettivo, artistico e umano, che si nutre di inclusione e reciprocità. Il Festival Il Giullare è nato nel 2008 su iniziativa di un gruppo di giovani volontari dell’Associazione di Promozione Sociale e Solidarietà di Trani, che allora prestavano servizio in una casa d’accoglienza legata al Centro di Salute Mentale della città. Ispirandosi agli scritti di Dario Fo – in particolare al celebre brano Nascita del Giullare tratto da Mistero Buffo – i promotori decisero di lanciare una sfida coraggiosa: usare il teatro come strumento di rottura, inclusione e crescita culturale. Oggi, a distanza di quasi vent’anni, quella scommessa si è trasformata in una certezza, e il festival richiama ogni anno realtà provenienti da tutta Italia. “Non c’è terapia migliore per ciascuna persona che farla sentire tale”, affermano ancora oggi i volontari che ne costituiscono l’anima. Un principio semplice e rivoluzionario, che pone la persona al centro, oltre ogni diagnosi o etichetta. “Le differenze esistono, ma non sono un’esclusiva della disabilità: ciascuno di noi è diverso, ciascuno di noi è manchevole in qualcosa”, spiegano. Ed è proprio da questa convinzione che nasce l’idea di un teatro senza barriere, dove ogni attore e ogni spettatore possano riconoscersi nel linguaggio universale dell’arte. Lo spettacolo del gruppo foggiano ha incarnato perfettamente lo spirito della rassegna. “Sul palco – raccontano gli organizzatori – non importa se sei normodotato o diversamente abile: sei un attore, interpreti un ruolo, e in quella dimensione sei pienamente te stesso”.