Chiudere il Gran Ghetto darebbe una prova di esistenza dello Stato

E’ bruciato, per l’ennesima volta, il Gran Ghetto e l’incendio, almeno per questa volta, sembra proprio che sia stato causato da imperizia nell’usare stufette per riscaldarsi, per alleviare le conseguenze del gelo di questi giorni.
Vien da chiedersi come si possa ancora tollerare che esista un paese risorto, più volte, da incendi senza alcuna regola e senza alcun rispetto delle minime misure di sicurezza e igiene. Questa volta contiamo che “qualcuno” sia chiamato a rispondere dell’incendio perché il ghetto è stato sottoposto a sequestro giudiziario con facoltà d’uso e non dovrebbe essere complicato individuare chi ha la responsabilità della gestione.
Ci chiediamo perché il Ghetto non sia stato smantellato, come più volte promesso, e come sia possibile che a dicembre sia ancora affollato da circa quattrocento persone. Che fine hanno fatto i soldi promessi dal Governo destinati a finanziare la costruzione di siti per l’ospitalità temporanea dei lavoratori stagionali?
Se dovesse essere confermato che l’organizzazione degli aiuti post incendio è ricaduta interamente sulle spalle di Regione Puglia ci chiediamo che senso abbia tenere in piedi un servizio di Protezione Civile che non interviene in momenti drammatici come questo. E’ stato convocato in Prefettura un comitato per coordinare gli aiuti? Cosa è stato fatto per assistere, con pasti caldi e altri generi di conforto, gli scampati all’incendio?
Se non lo si è potuto fare sin ora pensiamo che questa sia la volta buona per voltare pagina e porre fine allo sconcio del Ghetto. Cosa impedisce l’organizzazione di una tendopoli d’emergenza per ospitare i lavoratori stagionali in sicurezza? Forse la possente macchina della Protezione Civile ha esaurito le sue capacità operative con i terremoti del Centro Italia?
Sta di fatto che non c’è notizia neanche di un censimento dei residenti nel Ghetto utile almeno per capire di quante persone abbiano diritto a un aiuto ma utile anche per smentire la voce, sempre più insistente, di lavoratori che dovrebbero essere ospitati presso dei CARA o dei Centri di Assistenza Straordinaria (strutture alberghiere gestite da associazioni aggiudicatarie di progetti varati dal Ministero dell’Interno).
Se Regione Puglia ha aperto le porte dell’ospitalità a 70 persone con Masseria Fortore (gestita dall’associazione Casa Sankara) cosa fanno gli enti preposti? Possibile che nessuno metta a disposizione edifici semi abbandonati come i locali che ospitano la chiesa a Rignano Scalo o altri locali semiabbandonati nelle borgate?
Ora la capacità dello Stato, del Ministero degli Interni è messa alla prova perché, se il Ghetto risorgerà ancora una volta dalle ceneri, non si potrà più dire che c’è il controllo e il governo del territorio. Se il Ghetto risorgerà sarà una sconfitta per la legalità dimostrando l’incapacità del nostro territorio di accogliere i lavoratori stagionali, ancorché migranti, in condizioni di sicurezza degne di un paese civile e al riparo dallo sfruttamento dei caporali e dei mafiosi locali.
Giorgio Cislaghi per il Circolo Che Guevara
Marcello Sciagura per IdV Foggia
Alternativa Libera Foggia