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Le Guide di Foggia Reporter: Celenza Valfortore

Celenza Valfortore – Una torre merlata, sorvolata da germani reali e poiane, sul Bosco di Puzzano riflesso nella Diga di Occhito.

Cinque porte aprono il varco a u’baggh, il piano delle corti che, secoli or sono, racchiude sei meravigliose chiese: Portella, Porta del Muro, Porta Nuova, luoghi di ritrovo e passeggi.

Travi ed iscrizioni trovano spazio a ridosso di poggi e piazzette, su cui Santa Croce, la Cappella del Calvario, Santa Maria ad Nives e il monumentale Monastero di Santa Maria delle Grazie si sommano alle volte gotiche di Porta Sant’Antonio e Porta San Nicola.

Un tempo chiuse per invasioni barbariche, questi maestosi ingressi accolgono nella monumentalità del Convento di San Francesco e del quattrocentesco Castello baronale dei Gambacorta.

L’arco interno ed esterno di Porta Nova, accesso a Palazzo Gambacorta – Ph. Credit: Archeoclub

La Chiesa di San Nicola, involucro sacro e profano di tombe inumate, contiene, inoltre,un pezzo pregiato della croce del Calvario di Gesù e vari reperti eneolitici provenienti dai tre insediamenti preistorici di Toppo Capuana, Madonna delle Grazie e Mulino Dabasso, in rappresentanza dell’Antiquarium comunale.

Nel groviglio di stradine moderne, dal 1183 a.C. la Valva è ancora lì custodita nella città vecchia: la contrada in cui Diomede fondò Celenna, citata da Virgilio nel VII libro dell’Eneide in quanto alleata di Pirro fino al 275 a.C.

Da allora, le centuriazioni romane scandirono la vita di Celentia ad Valvam, la cui valle di San Chirico, accogliendo le prime mosse della Battaglia di Canne nell’attuale sede del lago artificiale, fu sottoposta alla lottizzazione prevista dalla Lex Sempronia del 133 a.C. come testimonia il cippo graccano seppellito in Belvedere Cerulli.

Belvedere sulla Diga di Occhito – Ph. Credit: Gargano Tourism

Celenza Valfortore è uno dei centri più antichi della Daunia settentrionale ed ha una storia tutta da vedere!

La meraviglia? Perdere lo sguardo tra archi a tutto sesto, cornici dello specchio d’acqua artificiale più grande d’Italia il cui sfondo ha l’orizzonte sconfinato del Molise.

In questo borgo medievale abbarbicato su una collina millenaria, le feste rendono tutto più speciale: generazioni di cantori tra Natale e Capodanno si sfidano di casa in casa, strofando Uej cumpà che vej sunanne, E che se mangi’ ‘a zita a prima sera.

E se il Natale è canterino, la Pasqua è buon gustaia.
Ceci abbrustoliti ed agnello animano già la seconda domenica di quaresima.

Special guest, il cutturiell, celebrando la tipica cottura in pignata, tipica pentola pugliese in terracotta ideale per cottura al fuoco vivo del camino… e perché no, anche di un falò in piazza in una condivisione felice dei buoni sapori.

Fonte: Magaldi, L., “Sotto il cielo di Puglia. Celenza Valfortore”, Bastogi Editrice Italiana, 2011.
pp. 216 – 217, Volpe, G., Torelli, M., “La Daunia nell’età della romanizzazione. Paesaggio agrario, produzione e scambi”, Edipuglia, 1990.