Le Guide di Foggia Reporter: Carlantino
Carlantino – Limite settentrionale della Puglia, la suggestione sul Fortore. Incrociando pastori e greggi sul tragitto della transumanza, ci si imbatte in Carlantino, il borgo più piccolo di tutta la Capitanata.
Non vi sono strade di comunicazione con altri paesi, l’unico passaggio è il Bosco Marco.
D’estate, è travolgente passeggiare sul Monte San Giovanni al fianco di girasoli e nel dorato fluttuare del grano maturo.
Tra i ruderi di un vecchio castello si ammira la Diga di Occhito ed ecco che si scoprono altri resti, quelli di un villaggio preistorico del I secolo a.C. e delle gesta romane e cartaginesi.
Una sosta a Carlantino è l’ideale per riconciliarsi con cultura e natura grazie al merito di Carlettino, meglio noto come il Principe Carlo Gambacorta, governatore degli Abruzzi fino al 1588.
Corso Europa, il cuore del paese incorniciato da una doppia cinta muraria, è il luogo di ritrovo di giovani ed anziani… tutti sono parenti!
In pochissimi metri si è accolti in una serie di bar multitasking, dove l’aperitivo e la lettura di un bel giornale sono consuetudine.
In un clima vintage, ci si siede ai tavolini per gustare una dolce ricotta locale, particolari insaccati e altre pietanze sottolio, cogliendo i dettagli del romanico abruzzese di San Donato sulle vie di Santa Croce, sommersa da abitazioni con preziosi portali in chiave di volta.
Carlantino è composta e delicata, forse per il suo stile manierista con cui le chiese sono state decorate ad opera d’arte per volere del Gambacorta. Madonne in lungo e in largo tra edicole e chiese.
La statua lignea e la pregiata tela della Chiesa della Santissima Annunziata accreditano valore alle intime cappelle, che nell’aurea dei particolari ornamenti del ‘500, si fanno simbolo delle cripte in profonde e sentite preghiere.
Il legame che tra siti esterni e la città vecchia risiede nell’importante patrimonio archeologico custodito nel Museo Comunale con circa 2000 reperti dal neolitico al medioevo provenienti da Santo Venditti e Monte San Giovanni.
Nella sobrietà degli edifici religiosi, sembra che il futuro di Carlantino parta dal suo passato.
Sacro e profano si congiungono nell’ “offerta cagliata”, rito dell’ultima domenica di maggio.
La festa della “Madonna della Ricotta” vede da mattino a sera pastori intenti a trasformare il latte in formaggi, ricotta e mozzarelle portati in devozione e riconoscimento alla Vergine vegliante.
Carlatino si svela così, nella semplicità di una piccola società che anima uno spazio autentico.
Fonte: Cafano, F., “Briciole di Carlantino: tra persone, ambienti, attività, storie e storia”, Tipografia Zezza, 2001.