Cultura

Foggia, “Cafoni” di Michele De Virgilio: l’importanza di dare un nome alle vittime del caporalato

FOGGIA- Sabato scorso, l’ultimo appuntamento di “Cafoni”, un progetto teatrale che, con parole e musica, ci ha raccontato del caporalato e dell’importanza di dare un’identità alle vittime di questo fenomeno criminale.

Il progetto, nato dalla penna di Michele De Virgilio, ha raccolto l’esperienza dei contadini del passato, che lavoravano fino allo stremo delle forze, paragonandola a quella dei braccianti di oggi, spesso stranieri.

La storia è ambientata nella nostra terra, che vive del lavoro agricolo e che, quindi, da sempre è stata teatro di comportamenti criminali a danno dei braccianti; comportamenti che hanno segnato l’esperienza dei nostri nonni e che, ora, segnano la vita dei lavoratori stranieri.

Uno degli elementi che colpisce della storia di “Cafoni” è la ricerca della verità e il tentativo (riuscito) di ricostruire l’identità della vittima. Grazie alla finzione scenica, De Virgilio ha messo in evidenza come ricostruire l’identità della vittima le restituisca la sua dimensione umana e porti alla verità e alla giustizia.

Ricostruire l’identità delle vittime, dare loro un volto, significa restituire la dimensione umana ad un corpo; si accompagna alla ricerca della verità perché solo così si restituisce dignità a chi ha lasciato la propria casa nella speranza di una prospettiva di vita migliore e, invece, si è ritrovato schiavizzato.

E così ci si riconosce in storie che sembrano lontane ma che non lo sono.

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