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"Donne, è arrivato l'arrotino": quell'antico mestiere che continua nel tempo

Foggia – “Donne, è arrivato l’arrotino. L’arrotino e l’ombrellaio”, quante volte abbiamo sentito questo tormentone estivo in città? Questo antico mestiere era un vero e proprio richiamo per le signore e ora, anche se continua nel tempo, è sempre più raro ascoltare questo caratteristico “slogan” tra le strade della città.

Spesso vi abbiamo parlate dei mestieri del passato, ormai caduti nell’oblio e testimoni di un tempo che ci siamo lasciati alle spalle. Tra questi tanti lavori, come lo sveglitore, u’ lampiunàre e l’adunavucale, spicca uno tipicamente estivo, il cui richiamo era un vero e proprio tormentone, stiamo parlando dell’arrotino, una professione artigiana che consiste nella molatura o affilatura delle lame.

Spesso gli arrotini svolgevano anche il mestiere di ombrellai, riparavano gli ombrelli e i loro meccanismi di apertura e chiusura. L’arrotino era un vero e proprio tuttofare, molto richiesto dalle massaie che aspettavano l’arrivo di questa figura “folkloristica” per scendere in strada per far rimettere a nuovo coltelli, forbici e tanto altro.

L’arrotino è un caratteristico mestiere del passato che, nel corso del tempo, si è molto evoluto arrivando a diventare una preziosa attività che richiede ottime conoscenze tecniche e capacità manuali.

Inizialmente gli arrotini si muovevano su una sorta di bicicletta-carretto dotato di una grossa ruota di legno. Questo particolare carretto, una volta giunto sul luogo di lavoro, veniva letteralmente ribaltato su se stesso e trasformandosi nello strumento di lavoro dell’arrotino. Alla ruota veniva agganciato un pedale con vari snodi, veniva fissata la cinghia di trasmissione del movimento alla mola e su una parte sporgente del carretto, l’arrotino fissava poi un secchiello con dell’acqua che sgocciolava sulla mola mediante un piccolo rubinetto dosatore, con funzioni di lubrificante.

Era faticoso farsi una clientela, era difficile per un arrotino crearsi una zona di lavoro propria e difendere il proprio territorio dalla concorrenza di altri arrotini; per questo motivo ogni arrotino cercava di affinare al meglio il proprio mestiere e mantenere prezzi competitivi.

Dopo gli anni sessanta per l’arrotino la situazione migliorò. Dal carretto si passò alla sola bicicletta, sul davanti della quale era applicata una ruota in pietra, collegata ai pedali con una cinghia Per arrotare un coltello o delle forbici, l’arrotino imprimeva alla ruota un movimento ben ritmato e continuo e con abili gesti delle mani lo passava sulla mola fino a che la lama non diventava tagliente.

Successivamente la bicicletta fu sostituita dalla moto e, in tempi più moderni, si passò dal furgoncino a tre ruote a motore all’automobile. Una figura, quella dell’arrotino, memore di un tempo lontano che vive ancora oggi tra le strade della nostra città con quel caratteristico tormentone estivo che non ci stancheremo mai di ascoltare.

Redazione

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