Le Guide di Foggia Reporter: Accadia
Accadia – Un paese classico quanto medievale, pugliese quanto irpinio: il centro delle cantine e delle sorgenti.
Il tempio della dea Eca, è da lì che nasce Accadia.
Terra di mezzo tra Roma e l’Apulia, dove le taverne romane testimoniano una civiltà di commerci e scambi in cui pullulava gente in affari.
Tutto ciò fino alla devastazione di Silla nel 88 a.C. che portò via, insieme ai terremoti successivi, i più bei reperti di storia greco-romana.
La memoria storica di Accadia, infatti, risale a Rione Fossi, il caratteristico borgo medievale che testimonia la rinascita ufficiale del paese nel suo più antico assetto urbano fatto di cantine e sottopassi.
Da Porta di Capo, l’intreccio di case in pietra, grotte, e vicoli si apre ad una rete sotterranea di tunnel collegati tra loro, attivi fino alla prima metà del ‘900, anche in questo caso abbandonati poi durante il terremoto del 1930.
Tuttavia, la prospettiva ammirata dal camminamento del rione è molto più suggestiva per l’acquisizione dell’intera visione del quartiere roccioso, in cui primeggia l’antico splendore della piazza, scenografia cinematografica perfetta, ben “sfruttata” per gli spettacoli musicali del Festival Accadia Blues.
Nella bassa Accadia si tocca, invece, una realtà più recente ma non per questo motivo priva di fascino.
Dai resti seicenteschi del Palazzo ducale con la sua bella loggia, l’arte accadiese propone un museo a cielo aperto dove fermarsi a meditare dinanzi a monumenti di gran lustro: Fontana Monumentale, il pantheon di Accadia; la colorata Torre dell’Orologio con tanto di mattoni di Molfetta e marmo travertino; la quattrocentesca Chiesa matrice dei Santi Pietro e Paolo e il cinquescentesco Palazzo Vassalli.
Basta affacciarsi su Piazza Matteotti per avvistare il Santuario della Madonna del Carmine sul Monte Crispignano, i ruderi della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Santa Maria, e la cappella di Santa Maria dei Teutoni, opera del 1191 originaria da un antico tempio pagano ubicato a Pietra di Punta.
Le gole di Accadia attraggono sia sportivi che romantici dentro la fiaba del Bosco Paduli, incorniciato da altissime querce e il gorgoglio delle fonti sorgive del torrente Frugno.
Un ricco patrimonio artistico e naturalistico, appartenuto sempre alla Puglia, anche se una piccola parentesi spetta all’Iripinia fino allo scoppio del colera durante l’emigrazione in America, periodo in cui Accadia si riaggancia alla Capitanata per il relativo benessere economico del territorio, conducendo così un mix di saperi che spesso si sono confusi ottimamente anche nei sapori dei cibi della tradizione accadiese tra pizzott’ e tall’, laghn’ e fasul’, patat’ a’ la munacennia e gnoct’ e acc’, una cucina povera, ma d’eccellenza che fa scoprire il carattere di questa terra sulla tavola.
Fonte: Silvestrini, M., “Le città della Puglia romana”, Edipuglia, 2005.
pp. 176 – 180, Vacca, G., “Presente futuro: idee per lo sviluppo ecosostenibile della Puglia”, Dedalo Edizioni, 2001.
Gilliozzi, T. M., “Lontano da Accadia”, Italia Stampa Editrice, 2017.
Del Franco, G. M., “Accadia, vita e morte di un villaggio del Sud Italia”, 2000.
Paoletta, E., ” Accadia e Acquatorta: dalla transumanza preistorica sotto gli auspici dell’Acca Idea alla rinascita di Accadia dopo l’assedio aragonese nel contesto dell’antica eptapoli subappenninica”, Amministrazione provinciale di Capitanata, 2001.