Vera Rubin Observatory, la foggiana Amata Mercurio nel progetto astronomico internazionale

Chiudete gli occhi e immaginate una meravigliosa piccola parte di Universo popolata da galassie vicine e lontane, di forme e colori diversi. E immaginate anche una splendida nebulosa galattica all’interno della quale si formano nuove brillanti stelle. Ora aprite gli occhi e guardate le prime immagini del Vera Rubin Observatory (https://rubinobservatory.org/) mostrate il 23 Giugno del 2025. Una data che sicuramente rimarrà nella storia dell’astrofisica mondiale. Vedrete che la realtà supera qualsiasi immaginazione. Il Vera Rubin Observatory è un progetto ambizioso che prende il nome dall’astrofisica statunitense Vera Cooper Rubin scomparsa il 25 Dicembre 2016 all’età di 88 anni, cui si deve la prima conferma dell’esistenza della materia oscura, inizialmente ipotizzata da Fritz Zwicky, Situato in cima al Cerro Pachón in Chile, ad una quota di 2647 metri, il telescopio del Vera Rubin Observatory ha un design unico. Esso presenta tre specchi: M1, il primario, M2, il secondario, e M3, il terizario. Ma M1 e M3 sono formati da un unico pezzo di vetro (M1M3) con curvature diverse. M1M3 ha un diametro di 8,4 metri e M2 ha un diametro di 3.4 metri. Nonostante l’imponenza, la struttura è stata progettata per essere relativamente leggera, in modo da poter ruotare di 3,5 gradi (ovvero tutto il campo visivo) in soli 4 secondi e stabilizzarsi entro 1 secondo. Ed è proprio grazie a questa enorme velocità, unita alla più grande camera digitale mai costruita (Large Synoptic Survey Telescope Camera) da 3200 megapixel, con un campo di vista di 9.6 gradi quadrati, equivalenti ad un cerchio con un diametro di 3.5 gradi, che il Large Synoptic Survey Telescope (LSST) dovrebbe osservare l’intero cielo australe ogni 3-4 notti, per un totale di circa 800 volte nel corso della survey decennale, producendo il più grande time-lapse del cielo notturno della storia. E già dalle prime immagini appena svelate si è subito capito che questo telescopio è pronto a rivoluzionare l’astronomia moderna. Con meno di 10 ore di osservazione esso ha catturato una moltitudine di galassie nel campo di vista dell’ammasso della Vergine, a circa 60 milioni di anni luce da noi e moltissime stelle nelle regioni di formazione stellare Laguna e Trifida, nella Via Lattea, rispettivamente a 4000 e 5000 anni luce da noi, nella costellazione del Sagittario, nonché moltissimi asteroidi nel nostro Sistema solare. Queste immagini sono state presentate in Italia durante il Watch Party nella Sala Piersanti Mattarella del Palazzo dei Normanni a Palermo, commentate da un gruppo di astrofisici impegnati in prima linea in LSST: Sara Bonito, che rappresenta l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) nel Board of Directors della Lsst Discovery Alliance del Vera C. Rubin Observatory; Marcella Marconi, rappresentante della direzione scientifica dell’INAF; Rodolfo Canestrari, responsabile del commissioning di Rubin-LSST, Massimo Brescia, responsabile del programma di partecipazione italiana a Rubin-LSST e Claudia Raiteri, Program Manager della partecipazione italiana a RubinLSST. Non solo nelle fila dei partecipanti all’evento, ma anche tra gli scienziati che contribuiranno alla scienza con LSST, una nostra concittadina, Amata Mercurio, che fa parte di un team che ha proposto un contributo in-kind italiano per la scienza di LSST. – Con enorme curiosità, trepidante attesa, culminati in immenso stupore nel guardare queste immagini incredibili, ho assistito all’evento.- ci dice Amata e ci invita, se non lo abbiamo già fatto a guardare con estrema attenzione queste immagini, che sono un assaggio delle straordinarie scoperte che il Vera Rubin Observatory potrà realizzare. Mutuando le parole di Gabriele Rodeghiero, tecnologo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF): «Il ruolo degli astronomi è quello di costruire strumenti che guardano nel buio per scoprire che in realtà questo buio è pieno di luce». La luce che il Vera Rubin Observatory porterà nella nostra conoscenza dell’Universo.
