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Tasse in Italia: queste le imprese e i professionisti che pagano di più

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La pressione fiscale è un atavico problema del nostro paese, che riguarda la maggior parte dei cittadini italiani: dai lavoratori dipendenti alle imprese, passando per gli artigiani arrivando alle partite IVA. L’eccessiva pressione fiscale italiana, inoltre, è spesso ostativa per l’apertura di un’attività in proprio, desiderio che spesso anima una vasta fetta degli abitanti del Belpaese.

 

Il sistema fiscale italiano, oltretutto, è piuttosto complesso ed articolato, non di facile comprensione per la maggior parte dei cittadini italiani, che volgono lo sguardo a quei soggetti professionalmente qualificati in grado di poter spiegare, in termini chiari e semplici, come funziona la “macchina fiscale” italiana.

 

Lavoratori autonomi: l’11% paga oltre il 53% delle imposte dell’intera categoria

 

La tassazione in Italia prevede quote variabili a seconda degli scaglioni di reddito, anche se chi adotta il regime agevolato – e a questo proposito segnaliamo che Giampiero Teresi, tra i maggiori esperti del settore, nel suo sito spiega in maniera semplice come funziona il calcolo delle tasse nel regime forfettario – può accedere a un sistema fiscale alternativo che offre diversi benefici.

 

Grazie a queste opportunità il carico fiscale può essere ottimizzato, riuscendo ad alleggerire il peso delle imposte pagate all’erario. La pressione fiscale, d’altro canto, è la molle principale che alimenta il fenomeno dell’evasione fiscale,  che colpisce principalmente imprese e professionisti: in base ai dati pre-covid, queste categorie non avrebbero pagato l’IRPEF per un ammontare complessivo di circa 32 miliardi.

 

Le tasse complessivamente pagate dagli italiani ammontano ad oltre 155 miliardi, di cui il 55% versate nelle casse dell’erario dai lavoratori dipendenti, seguiti dai pensionati (30%), lavoratori autonomi e professionisti. Un dato, più di altri, balza immediatamente all’occhio per quanto concerne i lavoratori autonomi che, nonostante una base di contribuenti limitata (1,6 milioni di soggetti, il 5% della base dei contribuenti), versa allo stato oltre 23 miliardi ogni anno (ovvero il 15% dell’ammontare complessivo delle tasse versate).

 

Una percentuale poco superiore al 10%, ovvero coloro che dichiarano entrate pari o superiori a100.00,00 €, rappresenta la fetta più consistente delle tasse complessivamente pagate dei lavoratori autonomi (53%), mentre coloro che hanno dichiarato un reddito inferiore a 35000,00 € contribuiscono per il 12% dell’intera categoria.

 

Oltre 10 milioni di soggetti non paga alcuna imposta grazie a deduzioni e detrazioni

 

Questo dato non è dovuto solo al maggior guadagno incamerato, ma ad un’imposizione fiscale progressiva che implica il pagamento di una percentuale maggiore di tasse per chi dichiara redditi elevati. Nella categoria dei contribuenti che dichiarano guadagni inferiori ai 35000 troviamo – tra gli altri – ristoratori, idraulici, elettricisti e tassisti, ma le differenze, per quanto ovvie, riguardano anche le zone dove si presta la propria opera professionale.

 

Un ristoratore di una zona del centro storico di Roma avrà guadagni presumibilmente maggiori rispetto ad un omologo lavoratore autonomo di un piccolo paese di provincia non turistico. Esiste, poi, un dato che riguarda il sommerso: la differenza tra il numero di contribuenti e la somma versata presume che esista una fetta di reddito dove non sono state pagate le imposte.

 

Nel mondo dei professionisti, oltretutto, esistono delle agevolazioni per determinate categorie, che consente ad oltre 10 milioni di soggetti di effettuare la dichiarazione dei redditi senza versare nulla in virtù delle detrazioni e deduzioni di cui possono beneficiare. A questi, poi, vanno aggiunti oltre 2 milioni di professionisti che pagano soltanto una flat tax del 15% ed altre, invece, che sono totalmente esentate dal pagamento dell’IRPEF (settore viticoltori, imprenditori agricoli, pescatori e allevatori a patto che la propria società non sia una S.P.A.).

 

 

 

 

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