Cronaca

Strage di San Marco in Lamis: Arcangela Petrucci scrive a Mattarella

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“Chi nega la mafia deve spiegare a mio figlio perché non ha più un padre”: è quanto scrive in una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella da Arcangela Petrucci la vedova di Luigi Luciani ucciso con il fratello Aurelio, nei pressi della vecchia stazione di San Marco in Lamis, nel foggiano, il 9 agosto del 2017 in un agguato di mafia il cui obiettivo era il boss garganico Mario Luciano Romito assassinato con il cognato Matteo De Palma. I due fratelli Luciani sono stati uccisi solo perché in quel momento si trovavano in quel posto poiché stavano controllando i loro terreni.

Questa mattina, sul luogo della strage si è svolta una cerimonia alla presenza delle autorità del territorio e di don Luigi Ciotti. “Luigi e Aurelio – scrive Arcangela Petrucci nella lettera al presidente Mattarella – avevano una lunga vita davanti, tanti progetti da realizzare e invece in pochi attimi tutto questo è stato distrutto, spazzato via. Dalle mie parti, nonostante quello che è successo e che continua a succedere, c’è ancora chi minimizza o addirittura nega l’esistenza della criminalità asserendo che è una pura invenzione di magistrati e forze dell’ordine a cui va tutta la mia stima, solidarietà e sostegno per tutto il lavoro che svolgono, spesso sotto organico e con pochi mezzi a disposizione. La nostra meravigliosa Italia, come lei ben sa, è una terra ricca di arte, di cultura di eccellenze, non è una terra mafiosa. Però in Italia la mafia esiste, distrugge e brutalizza tutto ciò che tocca. E chi sporca l’immagine della nostra bella Italia sono i mafiosi, i corrotti, coloro che pensano che con la prepotenza e la violenza possono ottenere tutto quello che vogliono, non chi quotidianamente denuncia tutta la sporcizia che ci circonda.

Ecco perché oggi il mio pensiero va a tutti quei magistrati che da anni sono costretti a vivere sotto scorta non potendosi concedere più il lusso di vivere una vita normale. A quei preti che, come don Peppino Diana e don Pino Puglisi, sempre presenti là dove lo Stato è assente o fa finta di non vedere e di non sentire. Il mio pensiero va a tutti quegli uomini e quelle donne che animano l’antimafia sociale, a chi crede ancora nell’importanza di sostenere ed educare soprattutto i giovani alla legalità. E va a noi, ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, e a tutti coloro che portano ovunque la loro testimonianza per sensibilizzare l’opinione pubblica e forse, anche se può sembrare un’illusione, far riflettere e far retrocedere chi impugna un’arma e spara”.

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