Ambiente

In Sicilia ai piedi del vulcano alla scoperta degli alberi secolari più spettacolari

Il territorio che circonda l’Etna, vulcano più attivo d’Europa, è possibile accedere a percorsi e sentieri così da scoprire e ammirare paesaggi indimenticabili

Caratterizzato da una ricca biodiversità, il territorio del Bel Paese non è bello solo per definizione. Con Decreto dipartimentale, il 12 febbraio del 2018 è stato istituito l’Elenco degli alberi monumentali d’Italia. Il territorio nazionale ne annovera 2.407 tra alberi e sistemi omogenei di alberi.

Equamente distribuiti lungo tutto lo stivale, in Sicilia le specie protette e degne di essere visitate si concentrano nell’area vulcanica del territorio etneo. La ragione è semplice: la vetta dell’Etna raggiunge la notevole quota di 3300 metri, variabile a seconda dell’attività eruttiva. Questo gigante contribuisce a modificare nettamente le caratteristiche climatiche della zona circostante, rispetto al resto dell’isola.

Il risultato è una vegetazione ricca e caratterizzata da notevole diversità e peculiarità tipiche del territorio vulcanico ad alta quota e latitudini basse al centro del Mediterraneo. Oltre a visitare la cima del vulcano, gli appassionati di trekking che progettano di visitare questo versante della Sicilia, possono arricchire il loro piano di marcia con tappe dedicate agli alberi secolari che si possono trovare lungo il percorso.

Sentieri montani e paesi alle falde del vulcano ospitano maestosi esemplari più che secolari, compreso uno tra gli alberi più antichi di tutta Europa.

Castagno dei Cento Cavalli

Il maestoso castagno si trova nel territorio del paesino pedemontano di Sant’Alfio. Ha fama d’aver ospitato principessa e cento cavalieri a cavallo in una notte di tempesta, la leggenda si perde nella notte dei tempi e non è chiaro stabilire a quale reale si riferisca. Alcune fonti riportano si trattasse di Giovanna D’Aragona o Giovanna I d’Angiò, per altri fu l’imperatrice Isabella d’Inghilterra.

Poco importa, quel che conta è che recenti analisi al radiocarbonio effettuate su una parte danneggiata del tronco principale, data l’età dell’albero compresa tra i 2 e i 4.000 anni definendolo così il più antico albero da frutto ancora vivente. Un vero fossile vivente di rara bellezza. La domenica mattina è possibile visitarlo perché il recinto che lo protegge è aperto al pubblico e una guida locale ne narra le specificità. 

Ilice di Carrinu

Un trekking di media difficoltà con alcuni tratti brevi di maggiore pendenza si snoda dal paesino di Milo, già residenza estiva di Lucio Dalla e del suo amico Franco Battiato. L’albero si trova all’interno di una querceta, ilice è, infatti, una varietà di quercia non da sughero.

Maestoso e imponente, rappresenta la migliore gratificazione per il viandante dopo una breve scarpinata sul terreno sassoso e scivoloso che si inerpica nella contrada di Carrinu. Il bosco fitto da cui filtra poca luce e l’intenso verde della vegetazione rendono il posto di rara suggestione e bellezza.

Trofa du Camperi

Ancora in territorio di Milo, si trova questo faggio caratterizzato da una notevole ceppaia di oltre 15 metri di diametro. Il faggio quindi appare come un insieme di alberi diversi posti a raggera, ognuno caratterizzato da un tronco imponente. L’esemplare secolare si trova all’interno di un bosco di altrettanta bellezza e suggestione. Il Bosco della Cerrita, composto appunto da cerri che sono alberi a foglie caduche, è anche ricco di biodiversità tra sempreverdi e caducifoglie. Il momento migliore per visitare questo posto è l’autunno per godere a pieno del magnifico spettacolo del foliage.

Zappinazzu

All’interno della pineta Ragabo si trova questo notevole esemplare di pino laricio, si stima abbia 300 anni e per questo è considerato il più antico in territorio etneo. La sua particolare imponenza lo distingue dagli altri esemplari che caratterizzano il fitto bosco caratterizzato dagli alti fusti di pini.

Si trova in una posizione facilmente raggiungibile, a pochi chilometri dal rifugio Ragabo che prende il nome dalla stessa località. Si può raggiungere a piedi dopo aver imboccato il sentiero che è sterrato e percorribile anche con i mezzi autorizzati. Non è un trekking troppo impegnativo, ma nelle immediate vicinanze è possibile trovare altri luoghi di interesse segnalati con gli appositi cartelli. Da qui si dipana il sentiero che porta alla suggestiva Grotta del gelo, così nominata perché era la riserva di neve per tutta l’estate e da cui i “nevaroli” attingevano per portare il ghiaccio in città e preparare la prima “granita”.

Faggio di Monte Pomiciaro

Ottimo pretesto per visitare la Valle del Bove, un deserto nero di lava che sprofonda in quello che una volta era il primordiale cratere del vulcano, il faggio si trova su Monte Zoccolaro. Conviene avere un’adeguata attrezzatura per affrontare il percorso, come quella che si trova in promozione su https://2nomadi.it. Un trekking di media intensità permette di visitare anche il suggestivo sentiero noto come Schiena dell’Asino, che è proprio parte del versante sudorientale dell’imponente valle. 

Redazione

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