Le Guide di Foggia Reporter: San Marco in Lamis

San Marco in Lamis – Come uno spaccato verde tra aridi colli, s’apriva, fresco d’alba, il vallone dove si stipa San Marco in Lamis… Riccardo Bacchelli ne “Il brigate di Tacca del Lupo”.
Questo paese sorse in lamis, cioè nelle paludi del Gargano tra IX e X secolo d.C.
Un luogo di spirito la cui la cui storia si lega al Monte Celano, luogo della Via Sacra Longobardorum tra l’Abbazia di Santa Maria di Stignano e il Convento di San Matteo Evangelista.
Non si crederà, ma San Marco in Lamis era nota come San Giovanni in Lamis e godeva di un grande feudo che coinvolgeva le pendici occidentali del Gargano fino ad alcuni appezzamenti terrieri del Tavoliere delle Puglie, nelle attuali campagne di Foggia.

Percorrendo il naturale perimetro della città, ogni viuzza si dirama verso la padule tra tetti a schiera, mugnali e la cattedrale dall’originale campanile romanico pugliese.
Solo qui è possibile osservare la lavorazione dell’oro, l’arte di un Gargano intramontabile e che vede nelle botteghe di San Marco in Lamis ancora grande rispetto nell’artigianato locale.
La gloria di San Marco in Lamis, però, deriva anche dalla bellezza dal Santuario San Matteo che dal 1007 con le preghiere dei monaci benedettini, lassù, protegge la valle dello Starale.

Durante tutto il Medioevo, anche con il successivo intervento dei monaci cistercensi, il convento di San Matteo continuò ad essere custode di una cittadina inespugnabile divenendo, per giunta, un importante centro culturale per la presenza di una biblioteca ricca di variegati volumi. Tutto ciò non fece altro che aumentare il flusso di pellegrini che salivano sul Gargano per venerare i molari di San Matteo.
Alcune reliquie sono ancora visibili dietro l’altare dell’abbazia.
Sarà la sua conca paludosa, il profondo credo religioso, la fitta foresta della defensa o la preghiera costante; una cosa è certa, alla storia passarono ben oltre cinquanta briganti sammarchesi fucilati subito dopo l’Unità d’Italia.

Per non parlare poi dei partigiani che durante la Seconda Guerra Mondiale trovarono in San Marco in Lamis terreno fertile per lottare alla liberazione dell’Italia dal Nazifascismo.
Tutto ciò spiega il forte rito delle fracchie, grandi coni in legno legati insieme su carretti in ferro, che da quattro secoli sono puntualmente accesi in un suggestivo corteo illuminato alla processione della Madonna Addolorata in cerca del Figlio.
Uno dei riti più sentiti e singolari della Settimana Santa pugliese, un momento molto suggestivo.
Fonte: G. Bonfitto, T. Nardella, ” Dal fondo dei paesi: per una iconografia garganica : San Marco in Lamis” – Lacaita, 1981.
P. Soccio, T. Nardella, M. Villani, Nicola de Michele; “San Giovanni in Lamis: San Marco in Lamis : origine e fine di una badia, nascita di una città” – M. Adda, 1982.