Sindacato

Riders sotto il sole, CGIL: la nuova schiavitù digitale senza diritti

I riders non sono algoritmi, sono persone che meritano rispetto, diritti e protezione.

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FOGGIA – La CGIL di Foggi apre la discussione sui riders che in tutta Italia continuano a pedalare e a guidare per le città, consegnando cibo e merci sotto il sole cocente, spesso con retribuzioni irrisorie e in totale assenza di tutele. “Anche a Foggia – scrive in una nota Francesco Volpicelli Segretario Generale NIDIL CGIL – sfrecciano per le mie del capoluogo Dauno, restando invisibili agli occhi di tutti. Il modello di business delle piattaforme di delivery si basa su un algoritmo che detta tempi, percorsi e compensi, trasformando iriders in meri ingranaggi di un meccanismo disumano. Nonostante siano essenziali per il funzionamento di queste aziende, i riders vengono sistematicamente privati di quelle tutele che dovrebbero essere garantite a qualsiasi lavoratore. Salute e Sicurezza non sono lavorare per ore sotto il sole estivo, con temperature che superano i 30 gradi e con picchi anche di 40. I riders sono esposti a seri rischi per la salute, inclusi colpi di calore, disidratazione e stanchezza estrema. Mancano sistemi di protezione adeguati, pause retribuite e la fornitura di acqua e dispositivi di sicurezza. Una retribuzione equa non può dipendere dal “più lavori più guadagni”. Una formula che incastra i riders, che con affanno corrono verso una retribuzione equa accettando la condizione di lavoro, che sfrutta la tecnica subdola del “più fai più hai”.

Una condizione che non tiene conto di malattie, infortuni e anche di impossibilità di consegnare (come ad esempio durante i fenomeni atmosferici intensi). Non si può accettare che si proponga un misero 8% in più, proposto dalle piattaforme, in cambio di lavorare nelle ore più calde. Una percentuale che si tramuta in pochi centesimi, da aggiungere ad una paga per consegna già misera. Senza contare i furti e le rapine che subiscono durante le consegne.

L’algoritmo che gestisce le consegne è opaco e incomprensibile. I riders non hanno modo di contestare le penalizzazioni, di comprendere le logiche dietro l’assegnazione delle consegne o di negoziare le proprie condizioni di lavoro. Licenziamenti e sospensioni possono avvenire senza preavviso né giustificato motivo, con un semplice “spegnimento” dall’app. La qualificazione dei riders come “lavoratori autonomi” o “collaboratori occasionali” li esclude di fatto dalla contrattazione collettiva isolandoli. La protezione in caso di malattia o infortunio, e dalla possibilità di accumulare contributi pensionistici. Sono soli e privi di ammortizzatori sociali. Per questo NIDIL CGIL si è posta al loro fianco, fine di creare le tutele necessarie e indispensabili. “È inaccettabile che nel 2025 esista ancora una forma di lavoro che rasenta la schiavitù, dove la tecnologia viene usata per aggirare le leggi e negare la dignità umana,” dichiara Francesco Volpicelli Segretario Generale Nidil Cgil Foggia. 

“I riders non sono algoritmi, sono persone che meritano rispetto, diritti e protezione. Chiediamo con urgenza interventi legislativi che riconoscano lo status di lavoratori dipendenti ai riders, garantendo loro un contratto collettivo, un salario dignitoso, tutele sanitarie e previdenziali, e il diritto di organizzarsi sindacalmente. È tempo che le piattaforme si assumano le proprie responsabilità sociali e che il governo garantisca che nessuno sia costretto a lavorare in condizioni disumane.” Invitiamo i cittadini a riflettere sull’impatto sociale delle loro scelte di consumo e a sostenere iniziative che promuovano un’economia digitale più etica e giusta”. (foto https://goodmorninggenova.org/)

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