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“Non ho nulla da perdere”: era stato beccato a Foggia in giro dopo il coprifuoco, scattano gli arresti domiciliari

Foggia – In data 24 giugno u.s., personale appartenente alla Squadra Mobile coadiuvato dagli agenti delle Volanti della Questura di Foggia, a seguito delle indagini coordinate e dirette dalla locale Procura della Repubblica, ha dato esecuzione ad ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia, nei confronti di D. P. T., foggiano classe ’97, pregiudicato con precedenti specifici, ritenuto responsabile dei reati di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

La vicenda trae origine dagli avvenimenti verificatesi in Piazza Carlo Villani una sera dei primi di maggio, quando gli agenti della Polizia di Stato, durante lo svolgimento dei servizi finalizzati al controllo del rispetto delle norme anti Covid-19, disposti con ordinanza del Questore, intervennero per assembramento di persone.

L’indagato, sorpreso presso un chiosco oltre l’orario del coprifuoco e invitato a fornire un documento per redazione del verbale previsto, iniziò ad inveire contro gli agenti della Polizia di Stato, con minacce e frasi ingiuriose tra cui: “non ti dovevi permettere, la tua faccia me la sono stampata, non ho paura di nessuno e non ho nulla da perdere. Mi sono già fatto 9 mesi per un pugno ad un carabiniere, tanto ci vediamo prima o poi”.

Nella circostanza, i poliziotti hanno altresì proceduto a sanzionare il titolare del precitato chiosco per la violazione della normativa amministrativa inerente la somministrazione di bevande alcoliche oltre l’orario consentito.

Dopo la redazione degli atti relativi ai reati contestati e alle sanzioni amministrative irrogate per violazione delle misure di contrasto e contenimento della diffusione del virus, l’indagato con plurime chiamate al 113 ha continuato a minacciare agli agenti intervenuti.

Alla luce del grave comportamento posto in essere soggetto e degli elementi di colpevolezza acquisiti dalla Squadra Mobile, la locale Procura della Repubblica chiedeva ed otteneva la misura cautelare degli arresti domiciliari, restrittiva della libertà personale.

Redazione

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