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Le Guide di Foggia Reporter: Motta Montecorvino

Motta Montecorvino –Salendo in cima al Monte Sambuco, la Sedia del Diavolo dà il benvenuto in uno dei paesi più piccoli della Puglia.

Sui boschi della vallata, alcuni ruderi disegnano solo le tre delle cinque porte appartenenti alle antiche mura distrutte dai terremoti del 1456 e del 1627.

Motta Montecorvino è lo scoscendimento di quel terreno letteralmente “vicino a Montecorvino”, rifugio dagli abitanti perseguitati da Ruggero il Normanno, conseguenza del fallimento feudale di Pietro d’Angicourt e della confisca a nome dell’adultero Siginulfo.

Correva l’anno 1375 e questa sorte colpì tutto il circondario, comprese Volturino e Pietramontecorvino.

Panoramica del centro storico di Motta Montecorvino – Ph. Credit: Angelo Iatesta

Seguendo il perimetro delle antiche mura, s’immagina la punteggiatura di una miriade di torri fortificate che un tempo costeggiavano l’intera cinta. Ma di queste, ne rimane solo una, nelle sembianze del campanile gotico di San Giovanni Battista riutilizzato come fortezza dalle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ebbene si, Motta Montecorvino ha subito l’ennesima occupazione, ma l’anima del paese permane nella magia di riflessi del rosone che dal XV secolo illuminano l’unica navata nella Chiesa del Giovanni Battista.

Il suo tetto a capanna ben si omologa alle rustiche casette spioventi su stradine intrecciate da scalinate esterne, dove lo spiraglio degli archi in pietra regalano una veduta davvero strepitosa.

Piazza Giovanni Battista – Ph. Credit: Viaggiare in Puglia

Nella tranquillità di un piccolo borgo di montagna, a primeggiare è l’intenso profumo di sambuco e prosciutto, dilagandosi nello spazio infinito della natura selvaggia ai piedi del trono della Sedia del Diavolo, un cimelio consumato dal tempo e luogo prediletto di gite ed escursioni sui percorsi della transumanza

Il ricordo alla bellezza della vita nei campi prende forma nella Quercia di San Luca, una roverella di cinque metri che vive ancora per le strade di Motta Montecorvino.

Come i gruppi della Fiera di San Luca e i familiari dei pastori in attesa del loro ritorno, si prova il gusto della sosta all’ombra del gigantesco albero plurisecolare insieme allo sventolio dei drappi damascati di Via Roma gustando dolcissime cassatine di ricotta.

Quercia di San Luca – Ph. Credit: FAI (Fondo Ambiente Italiano)

Motta Montecorvino racchiude tradizioni locali nel simbolo di oggetti comuni legati alla vita agricola.

Bastoni, mestoli e telai sono solo alcuni degli arredi del Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni, in cui la ricostruzione di tipici ambienti rende perfettamente l’idea di ciò che fosse la vita semplice di contadini e pastori, mantenendo vitale il folklore; quello stesso che ancora traspare nella tradizionale Festa della Madonna dell’Arco, ad esempio, in memoria di un miracolo che terminò la siccità del 1901. 

Motta Montecorvino è un insieme di vicende, ricordi e profumi che almeno una volta l’anno vale la pena vivere.

Fonte: Gramegna, P, “Motta Montecorvino: la sua vita attraverso i secoli”, Comune di Motta Montecorvino, 1970.
pp. 319-320, Cianfrani, I., “Il patrimonio museale antropologico. Itinerari nelle regioni italiane. Riflessioni e prospettive”, Gangemi Editore, 2011.