Moon Boot, gli stivali lunari: tutto quello che non sapete sui doposci
Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare dei Moon Boot oppure ha avuto il piacere di calzarne un paio: stiamo parlando degli iconici doposci che in questo periodo ancora interessato dalle precipitazioni nevose, tengono al caldo i piedi degli appassionati degli sport invernali. Ma c’è di più: i Moon Boot sono così emblematici da poter essere sfoggiati anche se qualche fiocco di neve cade in città.
Eppure, mai come in questo periodo, gli stivali da neve sono tornati sulla cresta dell’onda: non solo sulle passerelle ma anche perchè lo scorso gennaio sono stati celebrati i cinquant’anni dal giorno della loro invenzione. Una ricorrenza che è collegata ad un altro evento che ha dato loro il nome: il primo uomo sulla Luna. La traduzione letterale di “moon boot” è stivale lunare perchè questi stivali daclinati nella moda sportiva lasciano un’impronta uguale a quella che Neil Armstrong lasciò sul suolo lunare.
Dall’approdo del primo uomo sulla Luna sono trascorsi ben cinquat’anni, così come dall’intuizione dell’ italiano Giancarlo Zanatta – ebbene si, i Moon Boot sono un simbolo del made in Italy – che scelsce un design spaziale per gli stivali che in seguito avrebbero spopolato sulle piste da scii di tutto il mondo. Figlio del patron della Tecnica, un’azienda leader nella produzione di scarponi da lavoro, Zanatta rimase impressionato da una gigantografia che occhieggiava dai cartelloni di New York per celebrare l’impresa più ardua mai compiuta dall’essere umano nello spazio: da quel primo passo compiuto sul satellite lunare, tanti altri ne sono seguiti sul pianeta Terra lasciando dietro di sè impronte destinate a scrivere la storia della moda sportiva e di uno stile di vita.
I Moon Boot infatti furono una rivolzione anche per la sua stessa azienda, specializzata nella produzione di scarpe robuste e solide ma sicuramente non adatte ad altri contesti: per la realizzazione dei doposci invece fu scelto il nylon, fibra capace di garantire leggerezza e morbidezza al tempo stesso. Il primo lancio fu un esperimento: nemmeno Zanatta credeva che avrebbero avuto tanto successo quando alla prima fiera furono venduti solo mille esemplari. Nel 1984 le vendite toccarono un milione di pezzi.
I Moon Boot sono stati così i primi stivali tecnici a conquistare gli habituè delle piste da scii ma con un’occhio di riguardo allo stile e alle produzioni di avanguardia: tutti sapremmo riconoscerli tra mille per il loro design inconfondibile, il logo ben in vista – attenzione alle imitazioni, occorre verificare la presenza della scritta “The original” – ma, soprattutto, per la loro resistenza e la loro capacità di tenere al caldo i nostri piedi, in una calzata confortevole ma non opprimente.
I primi colori in cui furono lanciati sono stati il rosso e il blu. Talmente iconici da meritarsi, nel 2002, un posto al Louvre come uno dei 1000 oggetti di design simbolo del XX secolo. I Moon Boot hanno compiuto cinquant’anni ma il loro appeal non sembra diminuire: come un bell’uomo di mezza età, maturano ma non cambiano. Tantissime sono state le collezioni lanciate negli ultimi anni: sono stati sperimentati colori, inserti in pelo e partnership con marchi di alta moda; tuttavia l’anima dei Moon Boot è rimasta sempre uguale senza mai tradire quell’orma che fece la sua fortuna e, soprattutto ,la qualità e l’affidabilità che hanno permesso a questi stivali di conquistarsi la loro fetta di pubblico.
Ma perchè piacciono così tanto? I Moon Boot sono ambidestri, hanno delle fattezze che li rendono delle perfette calzature unisex e – contrariamente a quanto generalmente si pensa – sono democratici: il prezzo è un piccolo investimento che chiunque farebbe per assicurarsi degli accessori di un buon materiale tecnico.
Ultimo ma non meno importante: adesso che ne conoscete la storia, vi divertirete a lasciare la vostra impronta proprio come fece Armstrong. Solo che voi dovrete accontentarvi del soffice manto della neve ben ancorati al pianeta Terra.