Costume e società

Minori e social: scatta il divieto in Australia, l’Europa chiamata a decidere

Il consulente digitale Marco Divenuto avverte: «Limitare non basta, servono regolamentazioni chiare ed educazione digitale».

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«Limitare non basta, è il momento di costruire uno spazio digitale sicuro per i più giovani. Servono interventi tempestivi, regolamentazioni chiare ed educazione digitale». Marco Divenuto, consulente di marketing strategico e imprenditore digitale con oltre 25 anni di esperienza, commenta così il divieto per gli under 16 di accedere ai social network entrato in vigore in Australia, una notizia che riaccende immediatamente il dibattito anche in Europa.

La risoluzione approvata il 26 novembre dal Parlamento Europeo, seppur non vincolante, che propone di fissare a 16 anni l’età minima per l’accesso ai social, torna a far discutere e evidenzia la necessità di una legge europea chiara in materia.

Al centro della futura misura da adottare, il rapporto tra gli adolescenti e le piattaforme digitali, e il voler tutelarli dagli effetti di un’esposizione precoce.

Un tema che, secondo Marco Divenuto, non può più essere rimandato: «La questione – spiega – va affrontata superando i luoghi comuni dei social buoni o cattivi e provando a comprendere la progettazione. Le piattaforme sono sviluppate per massimizzare l’attenzione, motivo per cui entrano in conflitto con la fragilità psicologica degli under 16».

Secondo l’esperto, un divieto assoluto sarebbe efficace solo se accompagnato da strumenti concreti e da una strategia culturale e digitale che sappia rispondere alle numerose incognite che emergono anche nel modello australiano, evitando che i giovani siano spinti verso spazi non regolati.

«Il provvedimento australiano – continua Divenuto – impone alle piattaforme di verificare l’età degli utenti, ma attualmente non esiste ancora un sistema di riconoscimento affidabile e rispettoso della privacy. Il rischio è quello di porre in essere un rimedio simbolico che lasci spazio a fraintendimenti».

La strada europea da seguire, sottolinea il consulente, deve essere più ampia e strutturata, passando per: regolamentazioni serie, educazione digitale nelle scuole, responsabilizzazione dei brand, supporto alle famiglie, trasparenza sulla raccolta dei dati e sul funzionamento degli algoritmi.

Guardando alla sua realtà locale, la Puglia, Divenuto invita le istituzioni regionali e le realtà educative a prepararsi non demonizzando i social:

«La nostra è una regione giovane, creativa e con un forte ecosistema digitale – afferma – per questo dobbiamo essere in prima linea nel promuovere l’uso consapevole dei social. Credo che non basti più limitare, ma bisogna formare, accompagnare e fornire strumenti che rendano i giovani utenti responsabili e protagonisti critici».

Il voto europeo espresso a maggioranza, rappresenta un segnale politico importante, ma la vera sfida si misurerà nell’equilibrio tra tutela dei minori, libertà digitali e applicabilità reale delle norme.

«Questo – conclude Marco – è uno di quei temi caldi in cui servono visione, tecnologia e buon senso. L’Europa ha riaperto la discussione: ora tocca a tutti noi, istituzioni, piattaforme, famiglie e professionisti contribuire alla creazione di un modello sostenibile in cui i social diventino i libri del futuro e fonte di informazione sicura con cui i giovani scrivano identità e cultura».

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