Limite di velocità, l’avvocato Giovanni Spinapolice scrive a Nunzio Angiola

Caro Nunzio, ti rispondo solo ora perché prima non ho potuto.
Ti ribadisco la mia più totale contrarietà alla tua campagna sui limiti di velocità. Bazzico da troppi anni la politica e ti stimo per non parlarti sinceramente. Spero non me ne voglia se sarò diretto e senza mezzi termini. Ebbene, credo di conoscerti al punto di essere certo che le tue motivazioni non rappresentino una “mossa tattica” per acquisire consensi sull’onda emotiva di un tragico e doloroso fatto di cronaca che ha scosso tutti noi, qui in città. E se non parlassi a te, penserei che questa incomprensibile battaglia è strumentale al politico con un piede dentro l’amministrazione municipale, per affermare la sua presenza riguardo al proprio elettorato e ai suoi colleghi. Serve per ricordarlo in seguito e per rivendicarne una patente di operosità all’occorrenza.
Però è un passo rischioso perché potrebbe diventare impopolare e quindi un fallimento. Per questo sono certo che queste non sono le motivazioni che ti muovono, da uomo intelligente e accorto quale sei, ma respingerei comunque l’idea che tu voglia brandire questa bandiera per pura inclinazione ideologica.
Proclamarne pubblicamente i meriti di evoluzione e di civiltà è retorica, come spiegherò, d’altro canto
devo anche riconoscere che con parte dell’elettorato “bendato” questo può funzionare.
Premetto che i cittadini di questo Paese e di Foggia sono stanchi. Ogni giorno chi governa, un po’ di motu proprio un po’ per adeguarsi all’Europa sta rendendo difficile la vita a tutti.
Adeguamenti a normative schizofreniche per le imprese, per commercianti e artigiani che vorrebbero
semplicemente lavorare e produrre reddito, tasse su ogni cosa, balzelli vari, imposizioni di ogni tipo a scadenze brevi, obblighi di adeguarsi, dotarsi, ottemperare, pagare, rispettare i molteplici termini previsti dalle materie fiscali, e poi revisionare l’auto anche quando oggettivamente nuova, e se viaggi paghi le autostrade (che dovrebbero essere libere alla transitabilità da decenni) e ovviamente multe e ancora multe, che aumentano i costi di viaggio in assenza di trasporti adeguati, accise non più attuali, carenza di parcheggi gratuiti (altra fonte di reddito per i Comuni), assenza di servizi pubblici funzionali, buche, degrado, immondizia, energia alle stelle, sanità sgangherata… e potrei continuare all’infinito.
Da contraltare la delinquenza, il pizzo, i furti, la criminalità, e tutto in assenza di protezione del Sovrano (chi governa) per il quale i cittadini restano utili solo per sottrarre “sacchi di farnia” – il richiamo è al fisco
borbonico e alle depredazioni dei briganti, entrambi sul groppone dei contadini locali -.
In sintesi, il popolo è incattivito, è stanco di subire, di essere “suddito”, anche se è abituato ad esserlo per
cultura atavica, consolidata. Quella che stiamo vivendo è una vera e propria distorsione del concetto di democrazia, del rapporto tra Stato e Cittadino.
Essi, caro Nunzio, che gli italiani siano un popolo di sudditi dove il sovrano detta le regole senza rispettarne i diritti o facilitarne la vita non lo vede solo chi non lo vuole vedere. E’ storia!
E in tutto questo, mi chiedo, il limite di velocità sarebbe una battaglia di civiltà?
Se cominci a rendere la città vivibile, con trasporti pubblici efficienti, marciapiedi transitabili, strade lisce (oggi se rompi una ruota per una buca stradale non puoi nemmeno chiedere il risarcimento perché il Comune non lo assicurano più), se operi per una città ripulita dalla sporcizia, che proponga ai suoi abitanti giardini verdi e curati, piste ciclabili inserite in un contesto di opere pubbliche che non riducano la transitabilità e i parcheggi, questo si che sarebbe un balzo avanti nella civiltà. Non come hanno ben pensato di fare qui a Foggia, stringiamo la strada per le piste ciclabili per consumare un po’ di fondi europei e accontentare qualcuno con i relativi appalti di lavori, senza dar conto agli automobilisti-cittadini. Già, loro si arrangino pure.
Stiamo letteralmente dentro una cloaca imbruttita e proclamiamo che il passo civile è il limite a 30kmh?
Non voglio essere dispersivo oltre e perciò ora passo al tuo limite di velocità in brevi punti:
- Serve solo a far cassa e mettere ancora le mani nelle tasche già vuote del contribuente.
- Impossibile da rispettare e quindi diventa un’altra “tassa”, in quanto il limite di tollerabilità per
non essere sanzionati è il 5% della velocità massima consentita, cioè 1,5 kmh. Andare
inconsapevolmente ad un’andatura di 32 kmh con il limite a 30 è fin troppo facile che avvenga. - Le sanzioni accessorie per chi solo si trovi a percorre la strada a 40kmh, che resta una velocità più
che ragionevole in città, prevedono 3 punti sulla patente e quindi il rischio di sospensione e/o ritiro se accumulate più violazioni anche se di così bassa entità.
“Stop” conseguente del malcapitato e alla sua economia familiare.
Voglio ricordare che probabilmente non si viaggia in auto per passeggiare con la fidanzata col braccio penzoloni dal finestrino.
In città ci sono attività commerciali, aziende, il loro approvvigionamento con i fornitori, studi
professionali, necessità varie, come correre in farmacia, a scuola…
Perciò, la fortuna di vivere in una piccola città a misura d’uomo svanisce di fronte alle allungate
percorrenze per un imposto limite ideologico. - I monopattini per legge viaggiano limitati a 20 kmh (la loro velocità naturale è dai 25 ai 30 kmh),
le biciclette però superano facilmente i 30 kmh e non hanno i sistemi di frenata delle autovetture, un
uomo a piedi a passo svelto raggiunge una velocità di 9-10 kmh.
E’ pazzesco anche solo pensare che un’autovettura possa andare a quella velocità, è una carrozzella?
Iniziamo ad allargare le strade, a sistemare i marciapiedi per renderli pedonabili, a posizionare con
criterio le piste ciclabili che ora creano solo intralcio alla circolazione, a migliorare il servizio pubblico
e l’uso delle autovetture verrebbe disincentivato.
Ma no, questo non si fa perché richiederebbe costi, strategie e pianificazione, il limite di 30 kmh da
imporre è più facile e poi porta soldi e comunque se ne parlerà.
Se prendo un mezzo per muovermi in città è perché sto andando al lavoro e non al circolo delle carte. - Non esiste un’emergenza incidenti perché in Italia sono in costante calo (paragone tra 2022 e 2019,
ultimo anno prima della pandemia, che mostra ancora una diminuzione degli incidenti (-3,7%) e dei
feriti (-7,4%). - Le autovetture a 30kmh creano ingorghi e aumentano le emissioni nocive.
- Non si può eliminare il rischio di vivere, allora si dovrebbero anche vietare i servizi domestici: nel
2017 sono stati censiti 4,4 milioni di incidenti domestici, 3,3 milioni di persone coinvolte per una stima
di 55,4 infortunati su 1000 abitanti; oppure imponiamo il coprifuoco “vietato uscire di casa”, perché
molte palazzine di Foggia presentano ammaloramenti sulle facciate e possibili crolli.
E’ inutile elencare ancora l’incidenza statistica degli infortuni in tutti i campi dell’attività umana.
Vivere è rischioso! - Le statistiche riportate sulla bontà dell’iniziativa non sono affatto provate e del tutto incerte,
infatti, città dove vige il divieto a 30 kmh stanno facendo dietro front. - Ingessare una città non risolve i suoi problemi, anzi li accentua in termini di economia e
vivibilità. - Un limite eccessivamente drastico è impossibile da rispettare, è una imposizione, un sopruso del
sovrano che può utilizzare un altro stratagemma: la colpa del suddito.
E già, il suddito in colpa perché perennemente in difetto è ricattabile e quindi manipolabile.
Da questa metodologia di gestione delle masse nasce e prolifica il malcostume, il clientelismo, la
corruzione, l’immobilismo e via dicendo (scusa la digressione che non è ovviamente diretta a te, ci
mancherebbe). - E’ fin troppo facile imporre un limite per evitare di intervenire e quindi di “fare”
