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Fantasmi, teste pietrificate e storie misteriose: viaggio tra le leggende di Foggia

Foggia – La nostra amata città, tra i suoi celebri monumenti e costruzioni come chiese e teatri, cela delle vere e proprie leggende, tramandate per generazioni intere, delle quali non molti sono familiari e oggi vogliamo raccontarvele.

Abbiamo raccolto in questo articolo le storie misteriose e le leggende che abbiamo “collezionato” in questi anni per portarvi in un mondo suggestivo e a tratti anche un po’ noir.

È il centro storico l’epicentro dove nascono la maggior parte di questi racconti a partire dal monacello Nella stretta via che si apre a sinistra della caratteristica Chiesa dei Morti di Piazza Purgatorio.

Si dice che in questa viuzza chiamata Vico d’Angiò vaga ancora oggi il fantasma di un giovane monaco.

Siamo venuti a conoscenza di questa storia nei dettagli grazie un articolo di Carmine de Leo, pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 2012. Vi riportiamo, inoltre, la testimonianza e lo studio di Mario Contino, esperto e studioso del paranormale.

Secondo l’antica leggenda il frate fantasma viveva a Foggia e fu tentato dalla bellezza delle ragazze che più volte si era fermato ad osservare dalle finestre del monastero. Tentò quindi di fuggire dal palazzo per dar sfogo alle sue tentazioni, forse non pienamente convinto della sua vocazione religiosa.

Scelse però una via di fuga rischiosa, si intrufolò nello sfiatatoio del camino senza tener conto della sua taglia. Il mattino seguente i frati lo ritrovarono morto, soffocato all’interno dello sfiatatoio stesso.

Da qui la nascita della leggende del fantasma del monaco, ovvero dell’anima del peccatore rifiutata dal Paradiso e costretta a vagare in un’eterna dannazione”.

È necessario fare un piccolo excursus su Piazza Purgatorio che a quanto pare risulterebbe avvolta da misteri e da storielle di spettri: alcuni abitanti della zona infatti dicono che in questa piazza vaghi il fantasma di Federico II di Svevia in quanto fortemente affezionato alla sua residenza nel capoluogo dauno.

Il racconto di queste curiose leggende però non finisce qui. Sempre nel centro storico, in Via Sulmona, troviamo un inquietante testa pietrificata dai tratti maschili che spunta dal muro dell’edificio de Carolis e che sembra mettere in soggezione tutti coloro che alzano lo sguardo per fissarla.

La tradizione popolare sostiene che la testa rappresenti il volto del proprietario del palazzo che decise di donare i propri averi alla chiesa di San Tommaso.

Come segno di riconoscenza per il nobile gesto i foggiani decisero di dedicargli la piccola testa presente ancora oggi sulla facciata della casa.

C’è però un’altra versione che attribuisce una maledizione a questa testa, la cosiddetta “maledizione del servo”. In seguito ad una condanna per tradimento, l’uomo venne condotto lungo l’attuale palazzo ex Dogana verso piazza Federico II dove sarebbe stato impiccato di lì a poco.

Stanco e assetato il servo, in un impeto d’ira, scagliò una maledizione, affermando che non avrebbe più tolto la testa dal palazzo lì dove si trovava.

Molto intrigante è anche la storia di riccioli d’oro, un racconto che abbiamo ripreso da un articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno dell’11 febbraio 2009 a cura di Carmine De Leo.

Nel ‘500 la città di Foggia era un piccolo centro con poche migliaia di abitanti e tra questi vi era una bimba che per la sua capigliatura color oro era denominata “Riccioli d’Oro”.

Nei primi giorni di marzo, durante la guerra franco-spagnola, Foggia fu saccheggiata dai mercenari Lanzichenecchi al soldo dei Francesi.

Allora Foggia divenne un vero e proprio teatro di combattimenti e morti. Furono tantissimi coloro che persero la vita durante quella sanguinosa battaglia e tanti erano anche i bambini scomparsi, tra questi anche Riccioli d’Oro, il cui corpo non fu più ritrovato.

La madre pregò a lungo la Madonna dei Sette Veli, protettrice della città di Foggia, affinché fosse ritrovato il suo corpicino ma tutto fu vano e furono rinvenuti solo i suoi riccioli.

La leggenda riportata da Carmine De Leo racconta, infatti, che la Madonna, per compassione, accontentò la povera madre con un eccezionale miracolo, trasformando i riccioli d’oro in tante piccole volute di pietra, che oggi ritroviamo negli angoli e nei portali di molti antichi palazzi foggiani.

Neanche la Villa Comunale risulta esente dalle dicerie e dai secolari racconti, infatti secondo alcune testimonianze, nelle sere d’inverno principalmente, si sente un odore di rose che accompagna la graduale apparizione di un fantasma.

A raccontarci questa leggenda è Ettore Braglia, cultore di storia locale. Si dice che il fantasma della Villa sia quello di una bellissima donna avvolta in un lungo vestito nero, con il viso coperto da un velo nero.

A quanto pare la donna inviterebbe l’uomo conquistato a danzare con lei e solo così quest’ultimo riuscirebbe ad avere il coraggio di toglierle il velo, mostrando così un’immagine di un teschio con le orbite vuote e costringendo l’uomo alla fuga che gli costerà una maledizione che consiste nell’amore eterno per questa donna.

Gli uomini che la incontrano, infatti, passeranno il resto della loro vita a cercarla, impazzendo alla fine nel non riuscire più a sapere dove sia.

Allontanandoci un po’ dal centro, arriviamo al mercato Ferrante Aporti che ad oggi non esiste più perché al suo posto c’è una Pinoteca comunale.

La leggenda che si svolge presso questo luogo, raccontata da Ettore Braglia, ci dice che qui viveva una coppia di novelli sposi.

Una volta al mese, di notte, l’uomo esce e non fa ritorno a casa fino al mattino dopo raccomandando alla moglie di non aprire mai la porta della loro dimora se prima non avesse sentito l’amato bussare tre volte.

La donna, senza far troppe domande, obbedisce. Dopo un po’, però, inizia a sentire dei colpi forti alla porta e decide di farsi coraggio. Dopo aver aperto la porta si trova di fronte un lupo nero che la azzanna alla gola, uccidendola. Quel lupo era proprio il marito, era un lupo mannaro.

Concludiamo questo viaggio misterioso e magico con la storia della “Janara” di Foggia. Il luogo in cui accade il tutto è l’antico Palazzo della Pianara, detto anche, appunto, ‘della Janara’.

Sempre Ettore Braglia ci racconta una suggestiva leggenda a proposito di questo palazzo con protagoniste delle streghe.

Fonti: manganofoggia.it

Vincenzo Maddalena

20 anni. Studente di lettere moderne all’Università degli Studi di Foggia. Appassionato di libri, musica, serie tv e film. Come obiettivo principale mi pongo sempre quello di far conoscere realtà, idee diverse e interessanti di cui non si parla molto o se ne parla in maniera disinformata. Speranzoso soprattutto di continuare questo percorso giornalistico con buoni risultati.

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