Costume e società

Le "scarpe buone" dei foggiani: quando si andava da De Pascale

C’è un cognome a Foggia che è inevitabilmente associato alle calzature: stiamo parlando dello storico punto vendita De Pascale, punto di riferimento della Foggia che ha costruito il suo futuro con un buon paio di scarpe. Iniziò proprio così il bisnonno di Mario – figlio di Franco De Pascale, storico titolare del punto vendita –  che decise di realizzare un piccolo calzaturificio a Troia, espandendo poi le vendite dei suoi prodotti fino al capoluogo. Una risposta positiva, poi la naturale conseguenza che portò all’apertura del negozio: un’ampia metratura, un vasto assortimento  – uomo, donna e bambino –  di marche sinonimo di qualità e di lusso. Un negozio che ha fatto la storia del commercio della città ed ha accompagnato i cittadini nei passi della loro quotidianità.

Mario de Pascale

Non c’è un foggiano infatti che sia passato da De Pascale, vuoi per l’acquisto di “un paio di scarpe buone”, vuoi per indossare calzature di pregio adatte allo status sociale – onorevoli, direttori di banca e così via – vuoi per investire in una calzatura destinata ad essere sfoggiata nei momenti più importanti della propria vita. Poi la crisi economica e l’evoluzione dei tempi ha colpito anche questa grande famiglia – fatta di commercianti e dipendenti – che ha dovuto fare a meno dei punti vendita dislocati, fino a ridimensionare il punto vendita storico che, oggi, sotto la guida del figlio Mario, resiste e offre il meglio ai clienti fedeli. Ma anche alle nuove generazioni che riscoprono la tradizione e la qualità. “Sono praticamente cresciuto qui dentro – inizia a raccontare Mario – tra scatoloni e cartonati pubblicitari, commessi e clienti che mi facevano da baby sitter e al tempo stesso, mi permettevano di acquisire i segreti del mestiere”. Un mestiere che oggi rappresenta il suo futuro in compagnia dei ricordi.

Un dettaglio della vetrina antica

COME CAMBIANO GLI ACQUISTI

Il riflesso dei tempi che cambiano è indubbiamente il tipo di calzatura richiesta: “Per anni – svela Mario – ho venduto un prodotto che ci veniva richiesto non tanto per ma moda ma per la sua qualità, soprattutto da chi ha qualche anno in più: per intenderci il tubolare in cervo che ha tenuto banco per oltre quarant’anni.” Per i non addetti ai lavori si tratta di quello che oggi assimileremmo ad un mocassino, quello indossato dai nostri nonni. “Per le donne invece un grande classico: la decolté  con il tacco sottile e la punta.” Prodotti che non rispecchiano più i consumatori odierni: “Oggi mi viene chiesta una bella scarpa, elegante ma comoda, senza dimenticare poi il prezzo contenuto: il riflesso dei tempi moderni in cui l’eleganza deve andare di pari passo con la praticità e, soprattutto, in cui l’abbigliamento non è più una priorità.” Cambia anche il modo di acquistare: oggi il cliente è più superficiale, si sofferma solo all’immagine, abituato com’è al nuovo commercio online.

E poi la calzatura moderna è molto lontana dalle calzature classiche e comfort proposte dai marchi italiani: “In un contesto veloce e pratico non poteva non affermarsi la scarpa da ginnastica che oggi è calzata da grandi e piccini ma è molto lontana dalle logiche del piccolo calzaturificio di un tempo”. Eppure c’è ancora chi crede che un buon paio di scarpe resti sempre buon investimento. Il cruccio di molti: come scegliere la calzatura giusta? “Affidarsi ai commercianti che fanno il loro mestiere, lasciarsi consigliare. E poi prendersi del tempo per toccare e annusare il prodotto. Infine, provarlo e fidarsi delle proprie sensazioni”. Un suggerimento prezioso detto da chi è del mestiere.

La benedizione del punto vendita storico

IL MADE IN ITALY? APPREZZATO DI PIU’ ALL’ESTERO

La scarpa di qualità si identifica inevitabilmente con noti brand del Made in Italy: così infatti il punto vendita De Pascale si costruì la sua identità, diventando esclusivista di un noto marchio italiano – con un’area interamente dedicata – e separando invece il resto del negozio dall’area multimarca: per anni i piedi dei foggiani – e non solo – hanno potuto indossare le calzature di tante marche che hanno fatto la storia della scarpa italiana. “Un prodotto di qualità significa investimenti a livello di materiali e manodopera, parliamo infatti di marchi distanti anni luce dalla produzione che avviene oggi per quanto riguarda le calzature – racconta Mario  – l’attenzione per i dettagli e le rifiniture ha fatto la fortuna del Made in Italy poiché una scarpa di qualità si vede ma, soprattutto si sente.”

Oggi, che dei molti calzaturifici storici restano solo le pubblicità sulle riviste dell’epoca, le aziende che sono sopravvissute hanno dovuto invertire la rotta. I consumatori sono meno attenti a tutto quello che antecede la produzione, puntano solo al risultato che, inevitabilmente anche a causa dei tempi di crisi, deve collimare con il proprio portafoglio. “La produzione oggi è cambiata, la qualità è sacrificata all’economicità. Il cliente è meno consapevole nel suo acquisto, spesso pensa di fare un buon affare senza sapere che, anche un paio di scarpe economico, non vale comunque la cifra che ci sta spendendo”. Insomma un Made in Italy ben lontano dai fasti dell’epoca che invece tiene ancora banco all’estero.

Mario De Pascale ci mostra alcune fotografie d’epoca

CAMBIANO ANCHE I CLIENTI

Con l’evolversi dei tempi sono cambianti anche loro: i clienti. “Ciò che è cambiato è più che altro il contatto umano – riflette Mario – che è assente ad esempio nei grandi centri commerciali a differenza di un piccolo negozio di quartiere in cui il cliente torna, si crea un rapporto di fiducia, si familiarizza. E torna anche solo per raccontare della laurea del nipote”. Addetti alle vendite che agiscono in maniera neutrale, clienti che dal canto loro sono ormai assuefatti a questi modi di fare: “Così mi capita che, quando mi soffermo a chiedere un banale “come va” ad un cliente, scorgo lo stupore nel loro sguardo. Lo stesso accade quando qualche volta, per simpatia, decido magari di non spaccare il centesimo del cartellino, magari di arrotondare la cifra”. Gesti a cui insomma non si è più abituati: dal tipo classista soprattutto nei confronti del commesso a quello che si sente stupefatto se riceve un’attenzione in più, così è avvenuta l’involuzione del cliente nel giro di vent’anni.

Eppure  – continua Mario – ho la fortuna di poter ricordare tanti momenti piacevoli con i clienti che per anni hanno frequentato il punto vendita, alcuni nomi noti anche della nostra città che ci prediligevano: dalla signora che voleva indossare solo tacchi alti a quella che comprava solo una volta ogni tanto, ma noi, per cortesia, ogni singola volta che veniva a farci visita eravamo ben lieti di mostrarle tutta la merce del negozio.”Sul volto di Mario si dipinge un sorriso e uno sguardo di nostalgia perché ogni persona con il proprio vezzo ha contribuito a scrivere la storia dello storico punto vendita De Pascale.

L’EVOLUZIONE DEL COMMERCIO

Un angolo del negozio attuale

Quando si tocca il fondo è allora che si comincia a risalire: un modo di dire che in questo caso potrebbe prestarsi anche a descrivere l’evoluzione del commercio cittadino. “Acquistare dai negozianti foggiani è un’occasione per ridare lustro alla nostra città –  spiega energico Mario – perché essere cittadini non è un ruolo che si esaurisce nel momento delle votazioni ma anche con i comportamenti quotidiani.” Scegliere infatti di fare acquisti nella propria città – a prescindere dal settore – significa far circolare una moneta che rimane nel nostro territorio, a differenza di quanto accade con gli acquisti online. “E’ l’unico modo anche per rivedere le insegne di negozi che portano nomi foggiani, anziché i soliti franchising stranieri che ormai sono ovunque ma non sono sicuramente garanzia degli stessi valori di un negozio di quartiere. Parole che fanno riflettere, soprattutto se pronunciate a ridosso delle prossime amministrative.

Vetrina del negozio -boutique

PASSATO E FUTURO: ALLA GUIDA DEL “NEGOZIO BOUTIQUE”

I buoni propositi insomma, ci sono. I ricordi e le tradizioni anche. Si prende il meglio del passato per traghettarlo nel futuro, cercando di cavalcare i tempi moderni che non sono facili: “Sapevo sin da bambino che avrei fatto questo mestiere – conclude Mario – oggi che sono io alla guida del punto vendita cerco di fare del mio meglio mettendo in campo tutto quello che i dipendenti e mio padre mi hanno insegnato. Al tempo stesso dobbiamo adeguarci a quella che è la situazione odierna: un negozio meno ampio ma clienti fedeli che, dopotutto, tornano sempre.” Insomma l’indirizzo è sempre lo stesso così come lo storico ingresso: ciò che cambia è la gestione, il testimone passato nelle mani del figlio e la modalità “boutique”. “Mio padre mi lascia ampio margine d’azione, ovviamente il suo consiglio è prezioso: soprattutto nella scelta dei prodotti da ordinare, spesso non accettiamo passivamente ciò che ci propone l’azienda ma chiediamo modifiche dettagliate per presentare ai nostri clienti solo il meglio”. Il meglio insomma che in questo caso è il giusto equilibrio tra esperienza, pignoleria – nell’accezione positiva del termine – e l’entusiasmo della nuova generazione.

Dalila Campanile

Giornalista pubblicista, addetta stampa e digital PR. Sin da piccola non ho mai smesso di coltivare una delle mie più grandi passioni: la scrittura. Dopo l’esperienza di redattrice presso il giornalino scolastico delle scuole medie “Il SottoSopra”, ho capito che la mia strada sarebbe stata quella: non mi sono mai fermata, intraprendendo numerose collaborazioni con le testate locali, specializzandomi in articoli di costume. Poi sono arrivate le collaborazioni per gli uffici stampa e la comunicazione digitale. Dopo la laurea in legge – la mie materia preferite? Inevitabilmente Diritto Commerciale e Diritto delle Comunicazioni – ho seguito numerosi corsi di aggiornamento e specializzazione per affinare le mie doti comunicative. La mia missione? Far circolare le buone notizie e raccontare il bello che ci circonda, perché non bisogna mai darlo per scontato.

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