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Inchiesta Manfredonia, il “dossieraggio” dell’ex assessore comunale Salvemini

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Secondo quanto emerso dalle carte dell’inchiesta che a Manfredonia ha coinvolto imprenditori e funzionari pubblici l’ex assessore comunale Angelo Salvemini avrebbe realizzato un’attività di “dossieraggio svolta in modo sistematico dall’ex assessore che, in più occasioni, avrebbe riferito ai suoi interlocutori di essere in possesso di materiale e informazioni in grado di condizionare l’operato di amministratori e politici locali”.

Dalle carte infatti emerge che l’ex assessore, finito ai domiciliari, con Michele Romito, andato in carcere, avrebbero avvicinato l’allora vicesindaco Giuseppe Basta, responsabile con il padre Michelangelo per gli enti locali di Forza Italia. Nell’incontro i due avrebbero detto a Basta di essere in possesso di “documenti in grado di distruggere la sua carriera politica”.  L’obiettivo dei due era evitare che il Comune di Manfredonia si costituisse in un procedimento che aveva a che fare con l’abbattimento del locale di Romito.

Salvemini e Romito dicevano di avere una fotografia che ritraeva Michelangelo Basta mentre dava un bacio a Pasquale Ricucci,  esponente di spicco della mafia garganica e ucciso in un agguato nel novembre del 2019.  Secondo la tesi dell’accusa il dossieraggio, che riguarda anche altri pubblici ufficiali, aveva la finalità di condizionare a loro favore l’azione dei pubblici funzionari per vedere i loro interessi tutelati. 

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