Attualità

Il Tuccanese, quel pregiato vitigno rosso della Daunia ancora poco conosciuto

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]

Andare in giro per enoteche e trovare per caso il Tuccanese, non ha prezzo… soprattutto se si tratta di un grappolo made in Daunia.
Un vino di cui molti non sanno nemmeno l’esistenza e per alcuni noto come il “Sangiovese pugliese”, il Tuccanese è un vitigno pregiato, anche se riveste un ruolo ancora molto marginale.
Il suo consumo è limitato alle tavole locali, poche le bottiglie prodotte, circa 5000.

Bottiglie di Tuccanese nella cantina di Peppe Zullo – Ph. Credit: Turismo Italia News

Alcuni enologi, apprezzandone la grande immunità e resistenza alle malattie, lo considerano clone del Perricone siciliano o, appunto, del Sangiovese. In realtà la sua storia ampelografica (classificazione della natura dei vitigni) ne allontana l’origine da aree viticole blasonate e lo conferma dal 1300 al nord della Puglia e nell’Irpinia, grazie alla dinastia Angioina che dal subappennino appulo-campano, ne diffuse il vitigno in Sicilia.

Il Tuccanese è una vite che personifica la storia di questa terra, passaggio di culture differenti e scenario di dominazioni, diffusori e custodi di alcune pratiche agricole come la viticoltura.
Uve autoctone, recuperate dai furnill, vitigni originali, avvezzi al vento estivo profumato di grano che accarezza a 600m di altezza le valli argillose dei Monti Dauni, tra Orsara di Puglia e Volturara Appula, paesaggio fiabesco che prefigura un senso di sconfinata libertà.

Grappoli maturi di Tuccanese ai furnill – Ph. Credit: Civiltà da bere

Sarà per questo che le bacche rosse rubino dei suoi piccoli grappoli succulenti si caricano di un colore pieno, dotandosi di un’importante acidità (pari al 5,8) in rapporto al 13% del suo grado alcolico. Sorseggiandolo, il palato è soddisfatto dai sentori di frutti di rovo, liquirizia, ginepro e carrube con una persistente e compatta densità balsamica e dalla sapidità di derivazione argillo-calcarosa, perfetta per formaggi stagionati, brace e cacciagione. Più daunio di così!

Il Tuccanese è espressione di questo territorio, i cui grappoli, maturando solo nelle prime due settimane di ottobre, si concretizzano in una bottiglia eccellente.
Un simbolo che richiama gli odori e i colori della campagna in autunno e della vendemmia tradizionale, ragion per cui è ai primi posti nella produzione pugliese.
Il motivo della sua crescita qualitativa e della sua potenziale espansione che, si spera possa ben presto raggiungere anche il mercato nazionale, deriva dalla qualità di un autentico vino pugliese e dagli sviluppi manageriali che cercano di vendere la Daunia.

Barriques alla cantina de “Il Tuccanese” ad Orsara di Puglia – Ph. Credit: Un pò di pepe

La produzione in barriques e in acciaio, come avviene presso l’omonima cantina nel cuore di Orsara di Puglia scavata nel tufo a 6m di profondità, dà un valore aggiunto all’invecchiamento della bottiglia, oltre che ad un curioso mood di visita enogastronomica.
Forse ci vorrà del tempo, ma  il Tuccanese saprà affermarsi perché vale quanto tesori attesi e velati.

Fonte: pp. 209 – 220, Scienza, A., Imazio, S., “La stirpe del vino. Nobili ascendenze e incorci dei vini più amati”, Sperling&Kupfer, 2018.
p. 93, Gambero Rosso, “Il libro del vino. Manuale teorico & pratico”, “I saggi”, 2004.
Veronelli, L., “Turismo del vino in Italia”, Vol. 1, Touring, 2003.

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]