Il Dalla di Manfredonia “respIRA”: parla Cosimo Severo

MANFREDONIA – C’è un respiro nuovo che attraversa il Teatro Comunale “Lucio Dalla” di Manfredonia: un respiro che si fa comunità, relazione, gesto politico e poetico insieme. Si chiama “respIRA” la stagione 2025-2026, e non è solo un titolo ma una dichiarazione d’intenti: riportare il teatro al suo battito originario, quello del vivere insieme. Promossa dal Comune di Manfredonia, da Puglia Culture e dalla Bottega degli Apocrifi con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Puglia, la nuova programmazione trasforma il Comunale in un laboratorio di cittadinanza attiva e immaginazione collettiva.
Dal prossimo ottobre ad aprile, il cartellone conterà trentasei titoli: quindici spettacoli di prosa (quattro in esclusiva regionale), dieci appuntamenti domenicali per le famiglie e quattordici matinée per le scuole, per un totale di ventuno repliche. Ma “respIRA” va oltre la scena: un’orazione civile, una festa di comunità, sette laboratori teatrali e percorsi di formazione per insegnanti e pubblico disegnano un teatro che non si limita a ospitare spettacoli, ma coltiva pensiero e presenza.
A inaugurare la stagione, sabato 15 novembre, saranno Gabriele Vacis e PoEM con una rilettura di “Novecento” di Alessandro Baricco, seguiti da nomi come Davide Enia, Paolo Sassanelli, Luca Bizzarri, Sotterraneo, Liv Ferracchiati, Emilio Solfrizzi e Francesco Pannofino.
Ne abbiamo parlato con Cosimo Severo, direttore artistico della Bottega degli Apocrifi, che ci ha raccontato come questo “respiro” voglia diventare il segno di un’intera comunità.
La stagione del “Dalla” di Manfredonia, “respIRA”, quest’anno è ricchissima. Cosa vedranno gli spettatori?
È sempre un buon momento quello in cui si danno buone notizie. Probabilmente questo lo è, lo è perché sono convinto che i cittadini e le cittadine di Manfredonia e spero anche di buona parte del Gargano, vedranno del buon teatro. Vedranno del teatro vivo e vitale che aspira a farsi lente d’ingrandimento di questa nostra umanità smarrita. Il nostro è sempre un invito al teatro, quello che non accetta l’idea che per riempire le sale teatrali pugliesi si debba ricorrere al nome popolare, che magari non ha neppure un bel progetto, ma che attira le masse e le masse piacciono ai politici, ai sondaggisti, alle dittature. Io preferisco la marginalità, non a caso ci occupiamo del teatro. Siamo marginali e persuasivi. Marginali e consapevoli delle potenzialità grandi che ancora possiede il teatro oggi. Siamo sostenitori dell’idea che il teatro, del buon teatro, del teatro vivo tra i vivi può generare trasformazioni. Per questo, ad esempio, ci saranno in scena testi di autori viventi, non è poco oggi in Italia e nelle stagioni teatrali italiane. Vedremo anche opere che definiremmo classiche, che per loro fortuna non sono lì a rassicurarci restituendoci quel che già conosciamo, ma saranno incarnati in questo tempo, tornando a essere opere contemporanee, esattamente come lo erano quando sono state scritte e messe in scena per la prima volta.
“respIRA” non è semplicemente la parola chiave di questo vostro anno teatrale, ma sarà anche un’orazione civile in programma a dicembre. Perché questa parola?
Quel respIRA è il fiato trattenuto, necessario per generare l’atto creativo. Ho immaginato una stagione teatrale che non inseguisse le mode temporanee, che fosse un atto creativo collettivo. Ho immaginato che quel respIRA, avesse le ultime tre lettere in maiuscolo, come un segno visibile di quell’invito a dotarsi di un IRA generatrice mai paga.
Non solamente prosa, ma anche un cartellone per le famiglie e le scuole. Perché il vostro teatro è così intrecciato con il lavoro della comunità educante del territorio?
Il teatro, sin dalle sue origini, non si può fare se non con una comunità larga, direi quasi larghissima, di cittadini. Il nostro tentativo, accanto alla proposta più classica dedicata alla prosa, è quello di costruire una comunità teatrale diffusa, una famiglia allargata che si può ritrovare attorno a un bene pubblico come il teatro per condividere una visione, un progetto, un sogno. Per questo motivo, infatti, continuiamo a scommettere sulle nuove generazioni, sullo sguardo e la crescita dei più piccoli e degli adolescenti. Ci piacerebbe costruire una città a misura di bambino, ma per ora ci limitiamo a immaginare un teatro aperto alle nuove generazioni, capace di catturare la loro attenzione e attivare la loro energia.
Da qualche mese, grazie al Ministero della Cultura, gli Apocrifi e il Dalla sono stati riconosciuti come Centro di produzione per l’infanzia e la gioventù. Cosa significa per il territorio della Capitanata?
Per noi è una nuova sfida coerente con la nostra vocazione di Compagnia residente e di giro. Da una parte la produzione, dall’altra il desiderio di creare ponti e creare occasioni per seminare teatro, ospitando titoli, artisti e compagnie provenienti da tutta l’Italia e dal Mondo. Per la Capitanata è una buona notizia: si può osare anche in questa larga provincia di Foggia, spesso agli ultimi posti per qualità della vita. La città e le città della provincia di Foggia hanno necessità di luoghi culturali attivi e cosmopoliti: non delle oasi, ma moltitudini in grado di cambiare anche la narrazione che troppo spesso si fa di questo angolo di Puglia.
